Lunedì della XII settimana del Tempo Ordinario
L'ANNUNCIO
Dal Vangelo secondo Matteo 7,1-5.
Non
giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui
giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete
misurati. Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello,
mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai
dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio,
mentre nell'occhio tuo c'è la trave?
Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
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αποφθεγμα Apoftegma
Non credere d'aver fatto profitto nella Perfezione,
se non ti tieni per lo peggiore di tutti,
e se non desideri di esser posposto a tutti:
perché questo è proprio di quei,
che sono grandi negli occhi di Dio,
essere piccoli negli occhi propri:
e quanto più sono gloriosi innanzi al Signore,
tanto più vili appariscono appresso se medesimi.
se non ti tieni per lo peggiore di tutti,
e se non desideri di esser posposto a tutti:
perché questo è proprio di quei,
che sono grandi negli occhi di Dio,
essere piccoli negli occhi propri:
e quanto più sono gloriosi innanzi al Signore,
tanto più vili appariscono appresso se medesimi.
S. Teresa d'Avila
Sulla soglia di una nuova settimana il Vangelo,
rivelandoci il cuore di un cristiano e la sua attitudine di figlio del perdono,
ci chiama a conversione, che è l’unico modo per “passare all’altra riva” e
compiere la nostra missione. A riconoscere e accettare chi siamo per crescere
nella fede che purifica il nostro sguardo per vedere Dio all’opera in ogni
fratello. Ci attende infatti un aspro combattimento con il demonio che,
tentandoci in mille modi, cercherà di strapparci alla verità per indurci a
ribellarci al dio giustiziere e “senza misericordia” che, mentendoci, ci
dipinge. Il pericolo, infatti, è di cadere nella trappola in cui è caduto il
servo malvagio e pigro della parabola; nasconde sotto terra il talento del
perdono e della vita nuova perché, ingannato, pensava male del suo padrone
ritenendolo un uomo duro che miete dove non ha seminato. Come è accaduto al
servo spietato di un’altra parabola che, avendo dimenticato che il padrone gli
aveva condonato “tutto” il debito e non solo una parte alla maniera degli
uomini, perseguita il fratello perché gli restituisca la “pagliuzza” che gli
doveva. Il demonio, infatti, è appostato nei fatti e nelle relazioni per
rubarci la memoria dell’amore di Dio. Ascoltiamo bene le parole di Gesù, perché
ci sta dicendo proprio questo: “accorgiti della trave che hai nell’occhio”. Ma
come è possibile non “accorgersi di una trave” se basta un minuscolo granello
di polvere negli occhi ad infastidirci? E’ possibile perché il demonio ci
anestetizza lo sguardo rubandoci dal cuore la memoria dei nostri peccati e
della misericordia di Dio; così finiamo per vivere nella menzogna che avvelena
ogni rapporto. Allora attenzione all’ipocrisia fratelli, l’abito che il demonio
ci cuce su “misura” per affrontare ogni relazione indossando la sua menzogna.
Attenzione, perché accettando di vestire una falsa immagine di noi stessi
saremo pronti a infilzare nel giudizio chiunque ci capiti a tiro. Dietro ad
ogni giudizio, infatti, vi è la superbia di chi ha creduto di essere dio mentre
è diventato un clone del demonio, senza misericordia perché indurito
nell’orgoglio che rifiuta l’immagine e la somiglianza con Dio. Chi ha
dimenticato la “misura” infinita della misericordia del Padre non sa come
prendere le “misure” nel rapporto con l’altro. Ha solo quelle limitatissime
della vita nella carne che cerca di sfuggire alla corruzione vendendo e
comprando ogni centimetro dell’esistenza. Per questo deve “giudicare” il
prossimo, “Krinein”
nell’originale greco, ovvero deve “separare” gli aspetti della sua persona e
della sua storia setacciando senza pietà la sua esistenza. Deve “giudicare” per
poterlo sedurre, possedere e gestire, in una sorta di spietata analisi di
marketing, proprio come le grandi marche per intercettare e convincere i
potenziali nuovi consumatori. Oppure “giudica” perché per averne ragione e
difendersi ne deve scoprire le debolezze.
E tu, per caso non vivi molte
relazioni come un segugio in cerca di tartufi? Cioè pesando con il bilancino ogni parola, gesto, sguardo e presunto
pensiero degli altri, cercando in tutto chissà quale malizia nascosta,
quale ingiustizia, quale disprezzo. Chi giudica, infatti, è un nevrotico
inguaribile, e spesso cade preda di una vera e propria patologia:
"è tanto ossessionato da quello che vuole giudicare, da quella
persona che quella pagliuzza non lo lascia dormire! ‘Ma, io voglio toglierti
quella pagliuzza!" (Papa Francesco). Magari proprio in questo tempo ti
stai fissando su una persona e non riesci a staccare i tuoi occhi e la tua
mente da lei; ovviamente perché la stai giudicando e non sopporti più nulla, perfino
il suo modo di tossire, di mangiare, di vestirsi, di educare i figli, di usare
i soldi. Se ti sta accadendo, convertiti perché sei in pericolo. Il giudizio è
un cancro che sbrana l’anima e genera peccati a ripetizioni. Dietro a molti
peccati sessuali vi è un giudizio che cova nel cuore, ed è inutile combattere
sul fronte della castità se prima non è bonificato il cuore dai giudizi. Ma non
ci riesco accidenti, è impossibile non giudicare mio marito! Certo, per questo
devi convertirti ogni giorno ascoltando nella Chiesa l’annuncio che ridesta la
memoria dell’amore di Dio illuminando i nostri peccati. Come accadde agli
abitanti di Gerusalemme che "si sentirono trafiggere il cuore"
ascoltando il kerygma nel quale Pietro li aveva prima denunciati come
assassini di Gesù e poi gli aveva annunciato la sua resurrezione e il perdono
dei peccati. Fratelli, per accorgerci di nuovo della “trave” che è nei nostri
occhi dobbiamo ascoltare la predicazione della Chiesa che ci denuncia come
peccatori e che meriteremmo di essere inchiodati a quella
“trave”. Ma se la fisseremo incontreremo i nostri peccati lavati dal sangue di
Cristo, e saremo liberati dall’inganno del demonio. Come accadde al Popolo di
Israele quando ha fissato il serpente di bronzo immagine di quelli che li
stavano uccidendo. Sulla “trave” che è già piantata nei nostri occhi e che il
demonio vuole impedirci di vedere è inchiodato il Signore! Le sue braccia distese
su di essa rivelano la misura con la quale siamo stati giudicati per giudicare
con essa ogni fratello, vagliando cioè con amore ciò che in lui non viene da
Dio. Correggere è l’amore più duro, perché suppone il “reggere-con” il fratello
la sua “trave”; per questo bisogna essere profondamenti uniti a Cristo sulla propria
“trave” perché sia la stessa sua mano a sfiorare il cuore del fratello per
“togliere le pagliuzze” che gli impediscono di vedere l’amore di Dio.
QUI IL COMMENTO COMPLETO E GLI APPROFONDIMENTI
Il Vangelo del giorno.
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