Ecco i criteri per valutare il fenomeno Medjugorje
di Giacomo Gambassi
fonte: Kairos
Due volte papa Francesco ha parlato a Santa Marta di «veggenti» legati a presunte apparizioni mariane. E rientrando da Sarajevo ha accennato a Medjugorje. «Nel sentire questi interventi qualcuno potrà rimanere interdetto. Ma il Pontefice sta preparando tutti alla decisione sul caso Medjugorje sgombrando il campo dal chiacchiericcio e dal fantastico», spiega padre Salvatore Maria Perrella, preside della Pontificia Facoltà Teologica «Marianum» di Roma. Sacerdote dell’Ordine dei Servi di Maria, docente di dogmatica e mariologia, è membro della Commissione istituita da Benedetto XVI per indagare su quanto accade nella cittadina bosniaca. «Abbiamo lavorato con rigore e serietà», riferisce il religioso. E il Papa ha definito lo studio che gli è stato consegnato dal presidente, il cardinale Camillo Ruini, un «bel lavoro».
Il “responso” finale terrà conto del fatto che «le apparizioni sono sempre possibili e, se vengono ritenute autentiche, rappresentano un dono di Dio dinanzi a cui la comunità ecclesiale sarà in atteggiamento di adorazione», afferma Perrella. Tuttavia, aggiunge il mariologo, «la Chiesa ha il dovere dipreservare il primato della Rivelazione considerando questi eventi particolari come sussidiari al Vangelo di Cristo».
Medjugorje è un caso che interroga. «La sfida della nuova evangelizzazione – sostiene il religioso – non può prescindere da questo fenomeno che da anni alimenta la morbosità, la curiosità e la speranza di tanta gente. Certo, come ha ricordato ieri il Papa, è la croce di Cristo che dà il senso della nostra identità».
Analizzando l’omelia di Santa Marta, Perrella nota che Bergoglio pone l’accento sulla «debolezza della testimonianza evangelica» e invita «i credenti alla responsabilità». Poi il riferimento alla «Madonna postina», come la chiama il mariologo (un’allusione analoga era presente in un’omelia del Papa del 2013). «Maria non fa mai schermo al Figlio – precisa il religioso –. La Vergine è una splendida ma pur sempre creatura di Dio che non oscura l’incontro con Cristo; anzi lo favorisce. Valgano le parole che Maria ci consegna nel Vangelo di Giovanni: “Fate quello che lui vi dirà”. E, come ha insegnato san Giovanni Paolo II, le apparizioni entrano nell’esercizio della mediazione materna della Madonna».
Quindi il richiamo di Francesco ai veggenti. «Se sono veri – spiega Perrella – non cercano le visioni. Infatti è Dio che li guida per essere partecipi di un dono del cielo. Poi c’è la questione della loro “deontologia”: è necessario che abbiano una vita evangelica cristallina; inoltre non devono inseguire le luci della ribalta».
Qui entrano in ballo i criteri con cui la Chiesa giudica le presunte apparizioni e anche il fenomeno Medjugorje. Criteri che sono stati aggiornati durante il pontificato di Paolo VI. «Ve ne sono di positivi – chiarisce il religioso –. Come l’indagine su coloro che sono interessati dal fenomeno. Bisogna che abbiano equilibrio, trasparenza morale, onestà, rettitudine, docilità abituale alla Chiesa e non estemporanea o strategica. Anche il luogo degli eventi ha una sua rilevanza perché deve mostrare abbondanti e costanti frutti spirituali: il che significa cercare le prove di conversioni, testimonianze di carità, vocazioni».
Poi ci sono i criteri negativi. «Viene valutato l’errore manifesto circa il fatto asserito, come la menzogna o l’affabulazione. Inoltre sono analizzate eventuali ambiguità dottrinali nei messaggi o la ricerca di lucro, vale a dire se i veggenti o gli “usufruttuari” dei fatti ci speculano sopra. Anche la scienza offre il suo contributo: ad esempio, nella scoperta di malattie psicologiche con il narcisismo protagonistico».
Al termine la Commissione si pronuncia. «Può dire con certezza morale che il fatto consta di soprannaturalità – afferma Perrella –. Oppure che esso è frutto di dolo e quindi non viene da Dio. Ma ha anche una terza possibilità che non è prevista nelle disposizioni della Santa Sede ma è stata contemplata dai teologi: la Commissione non si dichiara né per il sì, né per il no ma attesta che al momento non è evidente in modo eclatante un’apparizione soprannaturale».
Avvenire
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Quelle parole del Papa sull'ansia di novità di chi segue i veggenti
Francesco è tornato a mettere in guardia chi riduce la propria fede alla curiosità per i messaggi e le rivelazioni private. Sabato 6 giugno aveva annunciato l'ormai prossima decisione su Medjugorje. Il caso Conchiglia e le pseudo-rivelazioni fatte arrivare a Benedetto XVI
ANDREA TORNIELLI CITTÀ DEL VATICANO
Il Papa mette in guardia chi va alla ricerca dei veggenti per conoscere «la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio», cioè quanti fanno della propria vita un rincorrersi di messaggi, rivelazioni private, segreti, previsioni sul futuro.
Nell'omelia di Santa Marta ieri mattina Francesco ha parlato di «quelli che sempre hanno bisogno di novità dell’identità cristiana» e hanno «dimenticato che sono stati scelti, unti» che «hanno la garanzia dello Spirito» e cercano: «"Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio?" Per esempio, no? E vivono di questo. Questa non è identità cristiana. L’ultima parola di Dio si chiama "Gesù" e niente di più».
Queste parole arrivano tre giorni dopo l'annuncio di una decisione in arrivo sul caso Medjugorje, citata da Bergoglio sul volo di ritorno da Sarajevo. Molti hanno messo in relazione le due cose, interpretando l'omelia quasi come l'anticipazione di un giudizio negativo sul fenomeno iniziato in Erzegovina nel 1981 e non ancora concluso.
Non è però la prima volta che Francesco si esprime in questi termini. Già il 13 novembre 2013, predicando a Santa Marta, aveva criticato la curiosità che spinge a far dire: «Il Signore è qua, è là, è là! Ma io conosco un veggente, una veggente che riceve lettere della Madonna, messaggi della Madonna». Il Papa aggiungeva: «La Madonna è Madre! E ama tutti noi. Ma non è un capo ufficio della posta, per inviare messaggi tutti i giorni». Anche allora le sue parole erano state messa in relazione con Medjugorje, pur potendosi riferire anche ad altri fenomeni di questo genere e soprattutto all'atteggiamento di chi trasforma la fede in un'insana curiosità.
L'evento delle apparizioni di Medjugorje, all'inizio ha riguardato un gruppo di ragazzi, ed è proseguito sotto forma di apparizioni private che continuano ancora oggi, ad orari determinati e quotidianamente. La Santa Sede non vuole che i veggenti partecipino a manifestazioni pubbliche nelle quali si dà per certa l'autenticità delle apparizioni, addirittura citandone l'orario nei manifesti pubblicitari.
Dei sei veggenti iniziali, tre assicurano di vedere ancora la Madonna alla stessa ora del pomeriggio e in qualunque luogo essi si trovino; una di loro ha un'apparizione ogni giorno 2 del mese, mentre gli ultimi due hanno un'apparizione all'anno.
È difficile immaginare che con le sue parole il Papa abbia voluto anticipare la decisione su Medjugorje. Dopo l'esaustivo ed equilibrato lavoro svolto da una commissione di esperti e teologi, voluta da Benedetto XVI e guidata dal cardinale Camillo Ruini, il dossier è passato nelle mani della Congregazione per la dottrina della fede, che ne discuterà nei prossimi giorni. Poi l'esito sarà sottoposto a Francesco.
Quando la relazione Ruini venne consegnata al Papa nel gennaio 2014, si era appreso che la commissione si era pronunciata favorevolmente sulle prime apparizioni dell'estate 1981, ma aveva espresso dubbi sulle seguenti, non ancora concluse, pur non avendo riscontrato prove di raggiri o truffe. Anche per Fatima la Chiesa ha approvato le apparizioni del 1917 e non quelle successive, con annesse rivelazioni, che suor Lucia dos Santos ha continuato ad avere.
Tutt'altro problema, distinto dal pronunciamento sulla soprannaturalità dell'evento, è quello riguardante la cura dei milioni di pellegrini che ogni anno vanno a pregare a Medjugorje, nella chiesa parrocchiale che secondo molti potrebbe diventare un santuario sotto diretta tutela della Santa Sede. E la cura pastorale dei fedeli è tra gli aspetti che più stanno a cuore a Papa Francesco, che in Argentina, da arcivescovo, ha sempre valorizzato la devozione popolare.
Non va inoltre dimenticato quanto variegato sia il mondo delle rivelazioni private, dei sedicenti veggenti e degli pseudo-veggenti, fenomeni che la rete web ha amplificato. Ecco un esempio accaduto qualche giorno fa: lo scorso 9 maggio, nel corso di un incontro durato pochi minuti, al termine del rosario nei giardini vaticani, è stato consegnato al Papa emerito Benedetto XVI un libro di notevoli dimensioni, con la copertina rosso scuro e un sigillo a forma di conchiglia. Né il Papa emerito né il suo segretario particolare, l'arcivescovo Georg Gänswein, sapevano di che cosa si trattasse. Non conoscevano i contenuti del volume né i due emissari che rappresentavano la «veggente» Franca Miscio, meglio conosciuta come «Conchiglia», fondatrice di un movimento internazionale che si richiama a Guadalupe e a Juan Diego.
I «messaggi» ricevuti della sedicente veggente sono reperibili facilmente sul web. «Conchiglia» si presenta come una profetessa del nostro tempo e riempie pagine e pagine di testi che assicura di ricevere direttamente da Dio, da Gesù e dalla Madonna. Tra le «rivelazioni» più curiose, c'è una fede incrollabile nell'esistenza degli alieni e nel fatto che «i DNA alieni» si sarebbero mescolati «a quelli terrestri», con la conseguenza che ora ci sono «esseri alieni» che governano il mondo.
Il Vaticano viene descritto nelle «profezie» come la sentina di tutti i mali: «Il Vaticano è il centro di potere mondiale che intende fare di tutte le false religioni una unica religione mondiale... È covo dei sette vizi capitali e di altre nefandezze». Conchiglia, inoltre, divinizza la figura di Maria.
La sedicente veggente ha scritto molto sulla rinuncia di Benedetto XVI. Sostiene che le dimissioni sono state provocate dalla massoneria internazionale, e che Ratzinger sarebbe ancora il vero e legittimo Papa, mentre Francesco, definito «l'uomo iniquo che siede sul trono di Pietro», sarebbe un «impostore», un antipapa, un rappresentante dell'Anticristo. Contenuti che si commentano da soli.
A mettere in guardia pubblicamente dai «messaggi» di Conchiglia sono stati in tempi recenti il vescovo di Jesi, Gerardo Rocconi, che l'ha conosciuta personalmente, e il vescovo di Senigallia, Giuseppe Orlandoni, che ha più volte definito come «oggettivamente eretiche e contro la dottrina della Chiesa» le parole trasmesse dalla «veggente».
Il movimento di Conchiglia esibisce ora con grande evidenza sul suo sito le immagini dell'incontro con il Papa emerito, presentandolo quasi come un sigillo sui messaggi contenuti nel libro. Ma il vescovo Georg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia e segretario particolare di Benedetto XVI così racconta a Vatican Insider come si sono svolti i fatti.
«Come tante altre persone - riferisce Gänswein rispondendo per iscritto alle nostre domande - anche un certo signor Mimmo Rocco, che si è presentato come brigadiere capo dei Carabinieri, aveva chiesto, tempo fa, di incontrare il Papa emerito Benedetto. Gli è stato concesso un breve incontro dopo il rosario. Erano in due, lui e un'altra persona. Non conoscevamo né l'uno né l'altro. Durante l'incontro hanno consegnato un libro a Benedetto XVI, come si evince dalla sequenza di foto pubblicata sul sito. Non eravamo al corrente del contenuto. L'incontro è durato pochi minuti».
«Quando sono arrivato a casa - continua monsignor Gänswein - ho guardato il libro e poi lo ha visto anche Benedetto XVI. Siamo rimasti stupiti e anche scioccati perché ci siamo subito accorti che il libro conteneva delle "rivelazioni private". Sono bastati pochi minuti per capire che si trattava di una cosa a dir poco strana e incredibile. Il Papa emerito mi ha incaricato di mandare subito il libro alla Congregazione per la dottrina della fede, per competenza».
«Non abbiamo dato nessuna importanza all'incontro - conclude monsignor Georg - Ci sono tanti che si dicono "veggenti" in giro... Non sapevamo che il libro contenesse quelle affermazioni. È chiaro che non c'è alcun tipo di appoggio rispetto alla "veggente" e al contenuto del libro. Se Benedetto XVI avesse saputo che gli veniva consegnata una tale raccolta di "messaggi" non avrebbe accettato l'incontro».
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