Il
Discorso della Montagna è concretissimo perché rivela la vita celeste
del cristiano che non è de mondo ma vive ancora nel mondo. Per questo,
Dio ha deposto in un “vaso di creta” il “tesoro” della vita divina
ricevuta nel battesimo. E questo non ci piace, perché tutti avremmo
voluto che fosse custodito nel “caveau” antiatomico di una banca. E
invece no, perché la “beatitudine” di un figlio di Dio ha bisogno della
“fame e della sete di giustizia”, dell’“afflizione” e delle
“persecuzioni” dei “nemici”. Per risplendere e salare, la vita celeste
ha bisogno della terra e del mondo. Per rendere testimonianza alla
verità ed essere credibile lo Spirito Santo ha bisogno della debolezza
della carne: da un lato, infatti, essa ci ricorda che questa terra non è
il nostro destino; dall’altra ci fa umili per avvicinarci agli altri
senza ritenerci superiori. La libertà di un pellegrino e l’umiltà di un
povero in spirito” sono le caratteristiche indispensabili di un
cristiano, che è per natura un apostolo missionario. Per questo Gesù ci
invita oggi a “guardarci dal praticare le vostre opere buone davanti agli uomini per essere da loro ammirati”,
cioè a fare attenzione e combattere per non trasformare il frutto della
vita divina in cibo che sazi l’uomo della carne. Attenti a non fare
come Esaù, che ha ceduto alla tentazione del demonio finendo con il
disprezzare la primogenitura; non poteva restare nella tenda, doveva
uscire e cacciare per sfamarsi, perché ormai la primogenitura non gli
bastava, non era più la sua ricompensa. Può succedere anche a noi oggi,
perché il demonio, come leone ruggente, va in giro per divorarti; stanne
certo, di fronte alla malattia, al dolore e all’apparente
insignificanza per gli altri, ti insinuerà che il “segreto” dove Dio ha
deposto la sua Grazia non sia il luogo ad essa idoneo. Attento, perché
mostrandoti i fatti della storia come ingiustizie opera di un Dio
ingiusto, vorrà indurti a scappare dall’ultimo posto, il “segreto” della
tomba dove Gesù è sceso per unirsi a te e farti risuscitare con Lui. Se
il demonio riuscirà ad ingannarti, ti ritroverai solo, vuoto e
affamato; diventerai come un “latitante”, sempre in fuga dai fatti e
dalle persone; non potendo cambiare la storia ti "travestirai come gli
ipocriti" perché gli altri si accorgano di te, ti accettino e ti
“lodino”, nell’illusione di salvarti e saziarti facendo della tua vita
un teatro.
Forse
è già accaduto. Guarda se per caso non riesci a stare dove dovresti
stare, se ti pesa il tempo da passare in famiglia e te ne scappi al bar e
dagli amici; oppure non resisti e te ne vai a fare shopping, palestra
per piallarti la cellulite, e magari qualche lavoretto perché, insomma,
una volta che ho dato un’aggiustata alla casa, ho preparato qualcosa da
mangiare, mica devo marcire qua dentro, ho bisogno di realizzarmi no?
Appunto, hai bisogno di una "ricompensa" diversa dalla vita di Cristo
che ti fa seppellire con Lui per amore tra le solite quattro pareti di
casa, per amore di coniuge e figli. Oppure forse stai sempre progettando
il futuro, incapace di vivere il presente? Se è così vuol dire che il
demonio ti sta sottraendo tua vera e unica “ricompensa”, l’amore di Dio
che “compensa” sempre le delusioni e le sofferenze, superando
infinitamente ogni nostra aspettativa. Per questo il Vangelo ci chiede
oggi: stai vivendo la vita di Cristo? E’ Lui la tua “ricompensa” oppure
la stai cercando fuori dal tuo cuore e dalla tua storia concreta?
Elemosina, preghiera e digiuno non sono solo pratiche pie, ma il cammino
nella carne di un cristiano la cui “vita è ormai nascosta con Cristo in
Dio”. E’ “risorto con Lui, pensa alle cose di lassù”, alla “ricompensa”
eterna delle cui primizie si nutre nell’intimità della “tenda” che è la
comunità cristiana. Vive della Parola di Dio, dei sacramenti, della
comunione con i fratelli, e di tutte le Grazie con le quali il Padre,
come Abramo fece con Giacobbe, lo benedice in
vista dell’eternità, rinnovando ogni giorno la sua primogenitura. Per
questo “dà morte a quella parte di lui che ancora appartiene alla
terra”, spogliandosi ogni giorno dell’uomo vecchio, per non perdere la
“giustificazione” che lo ha reso figlio di Dio, la “ricompensa” che dà
compimento, dignità e felicità alla sua vita. Digiuna, prega e fa
elemosina perché è l’unico modo per vivere come cittadini del Cielo qui
sulla terra, dove ogni "mano destra" chiusa nell'avarizia sa bene quello
che fa "la sinistra" schiava dell'idolatria. Le “opere buone” sono,
infatti, le opere dell’unico “Buono” che dimora in lui nel “segreto”,
dove lo “vede” e lo ama. Coraggio fratelli, nella comunità cristiana
possiamo imparare a vivere da resuscitati, donandoci allo Sposo nel
segreto dell’intimità delle celebrazioni e dei sacramenti, perché in
essa Lui si fa nostra "ricompensa". Allora, “lavati” nella
misericordia”, potremo accomodarci all’ultimo posto che la storia ci
riserva, senza cercare in esso quello che non può darci; per spargervi
gratuitamente il buon “profumo” di Cristo, l’essenza della sua vita più
forte del peccato e della morte che “ricompensa” la nostra.
Nessun commento:
Posta un commento