Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

giovedì 27 marzo 2014

30 marzo 2014 IV" Quaresima Domenica della GIOIA ...Definita come domenica “Laetare”



Noi tutti, sempre, siamo degli amati da Dio. Questo l’annunzio gioioso di questa domenica.
La libertà degli uomini spesso scatena abissi di morte e di sofferenza, specie quando l’uomo non vive da uomo e si lascia trascinare dai suoi istinti di potere e di sopraffazione. I deserti della nostra vita, nei quali camminiamo per sottrarci al confronto con gli altri e con Dio, rendono sterili anche i nostri cuori, indurendoli.
Ma Dio ci ama sempre, anche nelle nostre lontananze, anche nei nostri esili. E quando manda il suo unico Figlio, lo manda a condividere le nostre croci, persino a morire. Nell’abisso scatenato della libertà degli uomini, Dio riversa l’abisso irruente della sua carità: lì, alla croce, attende che l’umanità capisca il suo amore e si converta alla verità assoluta: il segreto della vita sta nell’essere vita donata, pienamente e appassionatamente donata.
Al cuore dell’esperienza della venuta di Gesù Cristo nel mondo e del suo cammino verso la croce sta Dio che ama il mondo. L’affermazione del vangelo pone Dio e il suo amore come la realtà fondante e assoluta non solo della fede ma della vita stessa del mondo.
Nessun amore s’impone; Dio stesso non ci obbliga ad amarlo, ci invita ad accogliere il suo amore nel Figlio innalzato sulla croce. In quel Figlioelevato Egli attira tutti a sé.
Amore è una parola dai mille usi, oggi più che mai. Il nostro cuore è così profondamente immerso nell’equivoco dei nostri molti amori, che ancora non evitiamo di mescolare ad egoismo, odio e violenza. E, tuttavia, l’amore crocefisso del Figlio di Dio è e rimane il giudizio; di fronte a quest’amore non abbiamo alibi. L’’amore di Dio è il giudizio che ci salva; ci salva da noi stessi e dai nostri peccati, dal male che ci opprime e nel quale ci chiudiamo. L’amore di Dio ci svela la verità di noi stessi e delle cose. Affidarsi a questo amore divino crocifisso è la nostra salvezza: Egli non chiede che di lasciarci amare.
La Parola di Dio di questa domenica ci mette di fronte al paradosso cristiano: da una parte l’annunzio che il principio di tutte le cose è l’amore di Dio per il mondo, dall’altra la constatazione che questo amore è rivelato proprio là dove costatiamo l’assenza dell’amore, la croce di Gesù.
Gesù, sulla croce, è la manifestazione dell’amore di Dio perché è un uomo che ha dato la sua vita per gli altri, fino ad annientare se stesso; ha amato gratuitamente, senza se e senza ma. Questa è la fedeltà all’amore. E noi possiamo riferirci all’amore di Dio, con gioia, solo nella misura in cui viviamo fedeli ad un progetto di esistenza la cui legge non sia il prestigio, la competizione vittoriosa con gli altri, ma unicamente la logica dell’amore.
Per arrivare a questa fedeltà bisognerà lasciare tutte le sicurezze, anche quelle che crediamo essere parte della nostra fede; solo questa condizione ci permetterà di scegliere la fedeltà ad un amore che porti alla rinuncia di se stessi per amare dimenticando noi stessi, assumendoci in pieno il rischio di vivere secondo la legge dell’amore.
All’ombra della croce del Calvario, unico luogo di lettura dell’amore di Dio amore che afferra e che attrae, impariamo a lasciarci amare, a scoprire l’infinito amore di Dio nei nostri confronti e da questo amore, e con questo amore, impareremo ad amare.
 
Guardiamo alla croce di Cristo; contemplando quelle piaghe d’amore verremo guariti.
L’unica strada per rinascere è credere in te, l’Innalzato;
ho bisogno della tua luce, Signore, e più ancora del tuo amore
e della tua grazia, per fare questa strada, per sceglierti ancora.
E lo Spirito, che è vita, mi aprirà a risposte nuove, sconosciute, imprevedibili:
la salvezza viene dal Tuo costato trafitto, o Cristo innalzato sulla croce.
E lì che si nasce; è lì che acqua e Spirito sono donati,
doni d’amore nuziale di chi, Innalzato, rimane per sempre
segno d’amore assoluto, segno d’amore infinito.
Dalla croce l’Innalzato offre la vita, rigenera dall’alto,
fa nascere cuori che sanno accogliere l’amore del Padre
e sanno amare gli uomini con la passione di Dio.
Fammi nascere, Signore, sotto la tua croce; fammi nascere di nuovo,
fammi nascere ancora; donami questa esperienza umile
di credere nel tuo amore, di sapermi sempre amato
e salvato dal tuo cuore di amico e di fratello, ferito e trafitto
per fare del mondo il cuore di Dio.


Domenica “Laetare

Sia in Avvento " domenica Gaudete " che in Quaresima vi è una domenica dedicata alla GIOIA prima del grande evento che ci si prepara a celebrare.


cieconato

Non c'è più cieco di chi non vuol vedere (omelia)




Commenti Vangelo 30 marzo 2014 IV^ Quaresima


  1. Alberto Maggi
  2. Fabio Rosini
  3. Fernando Armellini
  4. Paolo Curtaz


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Commento di don Fabio Rosini al vangelo della 4° Domenica di quaresima A



Commento al vangelo del 30 marzo 2014

Paolo Curtaz commenta il vangelo della 4a domenica di quaresima, A


In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa "Inviato". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: "Va' a Sìloe e làvati!". Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: "Noi vediamo", il vostro peccato rimane».

Omelie 30 marzo 2014 IV^ Quaresima


  1. Angelo Casati    
  2. Antonio Savone    
  3. Claudio Doglio 
  4. Giovanni Nicolini 
  5. Luigi Gioia 


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Ronchi 30 marzo 2014 IV Quaresima




Se incontri Cristo diventi un'altra persona








In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. (...)

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