Santa Maria,

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martedì 4 marzo 2014

L'ANNUNCIO ...

"Insieme a persecuzioni"


L'ANNUNCIO
Nelle parole di Pietro ravvisiamo la tensione che da sempre anima la Chiesa. E' vero che i suoi figli "hanno lasciato tutto per seguire il Signore", ma è ancor più vero che l'abbandono di ogni sicurezza mondana è proprio l'impossibile fatto possibile da Dio. A nome della Chiesa Pietro professa l’amore a Cristo. Ma è un balbettio, non è ancora fede adulta. Centrale è, infatti, l'enfasi su quel "noi abbiamo...." dove la carne cerca un premio. Seguire Gesù, invece, è innanzitutto una liberazione, l'incontro con la misericordia che strappa dalla schiavitù del peccato. La risposta di Gesù annuncia un nuovo modo di vivere sulla terra, un rapporto nuovo tra le persone, anticipo della vita beata che si incarna nella comunione dei santi. Ovunque i cristiani sono a casa propria. Ovunque vi sono "fratelli, sorelle, madri, figli". Ovunque la vita è feconda, e piena, e realizzata. L'amore soprannaturale che si estende oltre i confini di razza, lingua, cultura e condizione sociale, e si fa comunione anima la città che Dio ha innalzato sul monte, la lampada che ha posto sul candelabro. Per questo la Chiesa è ogni giorno chiamata a conversione, a lottare con la tentazione di spegnere questa luce, ritornare alla carne e frustrare la propria missione. Pietro e ogni cristiano saranno sempre insidiati dall'inganno di cercare e sperare "ricompense" visibili e mondane che certifichino l'esito della propria missione. Mentre il Signore annuncia che, già "al presente", la "ricompensa" dei suoi discepoli è una primizia della vita celeste, la sovrabbondanza espressa nel "centuplo". Come nella moltiplicazione dei pani, chi "segue" Gesù non "lascia tutto" astrattamente, ma lo consegna a Lui perché "case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi" diventino un "tutto" infinitamente più grande, colmato dalla sua presenza amorevole. E perché la Chiesa non si chiuda appropriandosi delle Grazie profetiche che Dio le dona per testimoniare la credibilità del Vangelo, accompagna il "centuplo" con le "persecuzioni". Coagulando il rifiuto del mondo che, geloso della sua, non accetta l'annuncio della vita nuova, piena e autenticamente realizzata in Cristo, proprio le "persecuzioni" ne certificano la qualità. Se perdendola nel martirio la ritroveranno, allora davvero i cristiani annunciano la verità capace di salvare il mondo. Se hanno ricevuto la vita eterna di Cristo risorto essi potranno pregare per i persecutori, amandoli e offrendosi gratuitamente per loro. Così la Chiesa, per il solo fatto di essere qui e ora nella storia, suscita le "persecuzioni" che segnano il successo della sua missione. Per la Chiesa, infatti, il successo si misura con il rifiuto. Se siamo rifiutati dal collega, se anche l'amico respinge al mittente il nostro annuncio, se il fidanzato scappa di fronte alla testimonianza di una relazione cristiana, se il cugino si scandalizza perché non abbiamo fatto causa a chi ci ha preso del nostro, significa che il Vangelo ha preso carne in noi e non ha lasciato indifferenti. Le "persecuzioni" indicano che Cristo ha toccato i cuori. Certo, vorremmo che gli altri accogliessero Cristo e cambiassero vita secondo i nostri tempi e schemi. Vorremo "ricompense" carnali, risultati immediatamente riscontrabili. E invece quasi sempre sono rifiuti, e solo la fede adulta sa discernere in essi l'opera di Dio. Quanto desideri che tua figlia ascoltasse quando le parli di Lui e invece si chiude in camera irata, attratta dal mondo e ferita nella lotta con Dio. E invece proprio quel rifiuto è la soglia dischiusa sulla conversione, il vero desiderio di Dio. Per questo ha consegnato al rifiuto suo Figlio, ovvero tu ed io oggi, la Chiesa nel mondo. Per salvare tua figlia, il Padre le sta consegnando suo Figlio fatto carne in te: tu sei il Vangelo per lei, e forse sarà rifiutato. Ma esso è il primo vagito della conversione! Come non "lasciare" tutto, anche l'ideale di figlia che hai cullato, pur di annunciarle l'unica notizia di cui ha bisogno? Non sai quando l'ascolterà, è libera. Ma puoi amarla autenticamente e gratuitamente come Cristo ha amato te: offrendo il Vangelo alla sua libertà. Ma forse stiamo "seguendo" Gesù con qualche pretesa... Abbiamo sì lasciato tutto, come preti, suore, catechisti, famiglie missionarie, oppure aprendoci alla vita accogliendo un altro figlio, animiamo le messe e facciamo catechismo, aiutiamo il parroco in tutto, ma il cuore che cosa cerca davvero? Abbiamo fatto l'esperienza che seguire Gesù è una liberazione, oppure, celata dietro a un'apparente dedizione, vi sono la mormorazione, l'attesa di una ricompensa, un'esigenza? Il cuore è colmo di gratitudine o di frustrazione? Comunque sia Gesù ci annuncia oggi di essere Lui la nostra ricompensa, Lui in noi per ogni uomo, perché tutti siano salvati. "Per causa sua e del Vangelo" saremo "ultimi" nel mondo perché rifiutati nei rapporti secondo la carne, ma "primi" nel Cielo perché "primizie" dell'umanità salvata da Cristo. Ecco allora il senso profondo dell'essere prete e suora, padre e madre, maestro e collega, fidanzato e amico: primizie di chi ci è affidato; la nostra vita "lasciata" a Cristo diventerà così una profezia di quella di coloro ai quali saremo inviati.

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