Ieri il Patriarca ha inaugurato a Mestre la Corona misterica di Kiko Argüello
«Il Vangelo è sempre, anche, il buon annuncio della Bellezza. Il ciclo pittorico che oggi benediciamo ha la straordinaria forza di “svelarci” il Mistero». L'ha detto il Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, prima di benedire il ciclo di affreschi realizzato da Kiko Argüello e dai pittori della sua équipe nella chiesa di S. Giovanni Evangelista, a Mestre.
La cerimonia si è svolta ieri pomeriggio, domenica 16 marzo, alla presenza di un migliaio di persone. Numerosa e qualificata è stata la rappesentanza delle varie Chiese orientali presenti nel territorio veneziano: un vescovo della chiesa ortodossa russa, Panteleimon di Nut-Zuevsky, presidente del Dipartimento sinodale per la carità della Chiesa e il servizio sociale, accompagnato da p. Alexey Yastrebov, che presta servizio a Venezia; per i greco ortodossi c'era il vicario generale del metropolita Gennadios, l'archimandrita Evangelos Yfantidis, accompagnato dal presb. Anatolio Bitca; per i romeno ortodossi ha partecipato il protopresbitero p. Avram Matei, che segue la comunità mestrina; rappresentava i Copti ortodossi padre Abramo. C'erano anche cattolici di rito orientale, come p. Vasile Barbolovici, arciprete dei romeni greco-cattolici del Triveneto.
La loro presenza richiamava uno degli intenti del pittore spagnolo e iniziare del Cammino neocatecumenale: creare un ponte tra la Chiesa d'Oriente e quella d'Occidente. Tradotto in termini artistici, Kiko si è ispirato al canone bizantino dell'iconografia, ad Andrej Rublëv in particolare, riletto secondo il gusto della modernità e la lezione di Picasso, Braque, Matisse. «Solo una nuova estetica cambierà la Chiesa», ha detto l'autore. E il Patriarca ha confermato: « Il Vangelo è sempre, anche, il buon annuncio della Bellezza. Il ciclo pittorico che oggi benediciamo ha la straordinaria forza di “svelarci” il Mistero».
Rifacendosi a un episodio raccontato nel vangelo secondo Giovanni, nel quale alcuni greci chiedono all'apostolo Filippo di poter vedere Gesù (Gv 12, 21), mons. Moraglia ha concluso: «L’augurio che rivolgo alla comunità parrocchiale di S. Giovanni Evangelista è che, dopo aver contemplato in questa “corona” di icone il mistero di Cristo, lo sappia indicare ai tanti “Greci” del nostro tempo desiderosi di conoscere Gesù contemplandone il volto. A chi porta, anche inconsapevolmente, nel cuore il desiderio di vedere Gesù - senso e pienezza della creazione e della storia - questa nuova “corona misterica” permetta di conoscerlo e di amarlo».
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