Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

domenica 16 marzo 2014

La più bella storia mai raccontata,


La Repubblica, 16 marzo 2014
di ENZO BIANCHI
Perché da duemila anni cristiani e non cristiani sentono il bisogno di raccontare o di riascoltare la storia di Gesù di Nazaret? Perché questa singolarità di Gesù tra i grandi maestri iniziatori delle vie religiose? La risposta potrebbe essere semplice: la sua singolarità di uomo-Dio attira certamente i credenti che diventano suoi discepoli, e la sua umanità così autentica ed esemplare intriga anche uomini e donne che non sono attratti da vie religiose. Mi sento di poter dire che quanti sono impegnati a cercare Dio (quaerere Deum) e quanti cercano l’uomo (quaerere hominem) si sentono attirati da Gesù Cristo.Gesù non ha scritto nulla, ma altri hanno scritto di lui, hanno tentato dei ritratti, lo hanno narrato, e così ne hanno tramandato la storia: una narrazione plurale, che ha colto aspetti e accenti diversi nelle sue parole, che ha dato diverse interpretazioni delle sue azioni.Si pensi ai quattro vangeli, agli scritti del Nuovo Testamento, ma poi a tanti altri tentativi, non ritenuti autentici dalla chiesa ma che rappresentano comunque narrazioni “altre” di Gesù. Anche perché Gesù di fatto ha chiesto a chi voleva seguirlo di diventare lui stesso, con la propria vita, un suo narratore, capace di portare la buona notizia del Vangelo tra gli uomini: con la sua parola e la sua vita Gesù ha voluto narrare Dio agli uomini (exeghésato: Gv 1,18), e ogni suo discepolo cerca lui pure di narrare agli altri la vita di Gesù. Narrazioni senza fine!Ma la figura di Gesù e i testi dei vangeli hanno sollecitato e sollecitano, ieri e oggi, letterati, artisti, registi anche dichiaratamente non cristiani. Perché? Se vi può essere un elemento di interesse a motivo di un mercato “religioso” che vende, vi sono però anche riletture e riscritture della figura di Gesù di alto spessore letterario e artistico (come dimenticare Il vangelo secondo Matteo di Pasolini?), che richiedono ben altra spiegazione.Mi pare che spesso esse si insinuano nella distanza, a volte sentita come abissale, esistente tra il Gesù dei vangeli e la presentazione che per secoli ne è stata fatta in ambito ecclesiastico, per interessi dottrinali, teologici, morali, pedagogici. Spesso si coglie in queste riscritture una simpatia per Gesù e una denuncia dell’“addomesticamento” che di lui è stato fatto. Queste riletture non a caso oggi valorizzano la dimensione umana che per secoli a Gesù è stata negata a favore della sua qualità divina.Si rilegge e si racconta di nuovo la vicenda di Gesù perché in essa si percepisce la presenza di un’umanità vera, profonda, semplice, praticabile: abbiamo bisogno di una nuova grammatica dell’umano, di riscoprire l’umano, di reimparare l’abc delle relazioni umane e delle pratiche di umanità. E la figura di Gesù, anche quando è rinarrata in maniera molto distante dal testo evangelico, appare come simbolo di umanità e di senso, appare indicatrice di una via che coglie l’essenziale dell’esistenza e aiuta a orientarsi nella vita.In quest’opera di riattualizzazione della figura di Gesù viene paradossalmente e forse inconsapevolmente rimessa in valore l’originale dimensione della Bibbia, del Vangelo come specchio: specchio dell’umano che consente a chi vi si riflette di passare dal riflesso alla riflessione. In ogni secolo si è dipinto Gesù con i vestiti dell’epoca, attuando un’appropriazione del personaggio, una sorta di sua annessione alla contemporaneità.È probabile che il recentissimo film Son of God presenti tratti molto discutibili sul piano storico o teologico; può darsi che in esso abbondino elementi banalizzanti; può darsi che l’industria editoriale e quella cinematografica vedano in Gesù un marchio che rende e poco più. Ma il fatto che si continui a ritornare a questa figura è indicativo di una sete che l’uomo, nonostante tutto, non riesce a placare ad altre fonti.È il segno di un bisogno di verità, di umanità, di servizio agli altri, di amore, tratti che caratterizzano il fascino e la simpatia suscitati universalmente e trasversalmente, tra cristiani e non cristiani, dalla figura di papa Francesco. È anche vero che su Gesù si sono fatte e si fanno molte proiezioni, a seconda delle stagioni culturali, e così viene ideologizzato di volta in volta come un Gesù hippy, un Gesù rivoluzionario, un Gesù guru, e significativamente oggi addirittura come un Gesù culinarius, esperto di cucina. Ma questi sono dei Gesù manufatti per il nostro consumo, non è il Gesù dei vangeli!Secondo i vangeli Gesù un giorno ha chiesto ai suoi discepoli: “Chi dite che io sia?”. A quella domanda gli uomini e le donne di oggi tentano e ritentano di rispondere con passione, mai con indifferenza. Oggi Dio interessa poco le nuove generazioni, la chiesa può anche sembrare un ostacolo alla fede: ma Gesù Cristo continua a intrigare e ad affascinare.

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