Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

giovedì 27 marzo 2014

Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.


"E' giunto a voi il Regno di Dio"

Quante volte ci ritroviamo senza parole. "Muti", cioè "impuri" secondo l'originale, come i rapporti prematrimoniali, dialogo di corpi incapaci di dar voce allo spirito, perché ormai soffocato nell'egoismo di chi nulla di sé ha messo in gioco, ammutolito nella menzogna di gesti che dicono ciò che non è, un dono per sempre sfigurato dalla passione. "Muti" come tanti rapporti tra marito e moglie, separati dal solco dei giudizi che solo il perdono potrebbe colmare; ma ne sono incapaci, e allora eccoli lì a parlarsi senza capirsi, litigate senza fine, e separazioni e divorzi, e violenze e disperazione. "Muti" come i rapporti tra genitori e figli, nascosti nella falsa amicizia - le mamme amiche, i papà amici - per non affrontare con i figli il rischio del confronto, del rifiuto e della crescita attraverso l'obbedienza alle parole dell'autorità. "Muti" perché incapaci di attenzione e pazienza come tanti rapporti tra colleghi, vicini di casa, parenti, compagni di scuola, in un parossismo di giustizialismi e legalismi che strozzano le parole della misericordia. "Muti" dinanzi ai bisogni dei poveri, con il cuore chiuso nella cassaforte dell'avarizia. Ma perché siamo diventati "muti"? L'altro, con le sue incognite, il carico di precarietà e sfuggevolezza, spinge all'amore gratuito, a spiccare il volo in un cielo di cui non si conoscono le proporzioni, a dimenticare se stessi e i propri schemi. A sacrificarsi, perché l'amore è sempre segnato da una ferita, come quella sul costato di Adamo, dischiusa per dare la vita a Eva sua sposa. E' la volontà di Dio che ci ha creati diversi, "maschio e femmina", per divenire l'uno per l'altro un "palazzo" dove accogliersi e donarsi. Ma il "palazzo" è stato conquistato dal demonio, l' "uomo forte" e "bene armato" di menzogne: prima ci esalta illudendoci di poter diventare come Dio, e poi ci disprezza sbattendoci in faccia che non lo siamo diventati, spingendoci nel mutismo che ci isola dal mondo per paura di fallire ancora una volta. Con la paura della morte Satana "fa la guardia" alla nostra vita diventata ormai "il suo palazzo"; "i suoi beni sono al sicuro" perché, mentre cerchiamo di sfuggire alla morte, ci "leghiamo" a lui sempre di più. Guardiamoci intorno: di fronte alla sconfitta di una cura o a un embrione probabilmente malato, ci ritroviamo "muti", senza parole di fronte al dolore e alla sofferenza dell'innocente. Così in ogni relazione che ci presenta sacrificio, rinunce, dolore e morte. E allora uccidiamo credendo di fare il bene ed esorcizzare la morte. Aborto, eutanasia, divorzio, e i tanti altri omicidi nascosti nelle passioni con cui togliamo agli altri la vita che stiamo esaurendo. "Chi non è con Cristo è, infatti, contro di Lui" incarnato nel prossimo. "Chi non raccoglie" il suo amore disseminato nella storia lo "disperde", come si disperde il seme nei rapporti muti che macchiano la bellezza feconda della sessualità. Sì, siamo "muti" perché soli, chiusi nel "palazzo" della nostra vita che è diventato una tomba. La Quaresima ci aiuta a riconoscerlo, per imparare a desiderare e attendere la notte in cui Cristo, "uno, l'unico, più forte" del demonio, di nuovo distruggerà la morte che ci spaventa e dalla tomba in cui siamo precipitati risorgerà facendo di noi il suo "bottino". La Pasqua è l'opera di Dio che desta "meraviglia", perché in essa "giunge a noi il suo Regno", mentre il suo "dito" che ci ha creato ci "tocca per sanarci" e ricrearci. Sulla Croce dove l'invidia e le calunnie di chi lo identificava con "Beelzebul" l'hanno inchiodato, Cristo ha "strappato l'armatura in cui confidava" il demonio, mostrandoci che non è vero che Dio non ci ama, anzi. Tanto ci ama che non solo perdona ogni peccato, ma ci attira nella stessa intimità che unisce il Padre e il Figlio: "Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi". Con la sua morte Cristo ha riconquistato il "palazzo" da dove ha "scacciato i demoni"; con la sua resurrezione ne ha fatto il cenacolo dove Lui appare ogni giorno per vincere la paura e guarire i rapporti "muti" e sterili. Solo qui, raggiunti dalla Pasqua, i fidanzati sanno aspettare e sacrificarsi, gli sposi escono da se stessi per donarsi gratuitamente, i genitori trasmettono la fede educando con discernimento, e i figli obbediscono liberi dall'orgoglio. Dalla Pasqua nasce così la missione della Chiesa, il "bottino" di Gesù: gli schiavi liberati "distribuiti" nel mondo a "parlare le lingue nuove" dell'amore, annunciando a tutti la Buona Notizia, la Parola che "vince" il demonio muto e scioglie la lingua nell'Alleluia che acclama il trionfo di Cristo. 

Giovedì della III settimana del Tempo di Quaresima




Cristo è 'la mano' di Dio tesa all'umanità,
perché possa uscire dalle sabbie mobili della malattia e della morte,
rialzarsi in piedi sulla salda roccia dell'amore divino.

Benedetto XVI






Lc 11,14-23 

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. Ma alcuni dissero:
“È in nome di Beelzebul, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni”. Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo i loro pensieri, disse:
“Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demoni in nome di Beelzebul. Ma se io scaccio i demoni in nome di Beelzebul, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l’armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino.
Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde”.

Il commento

Spesso ci ritroviamo senza parole, inermi, presi tra i tentacoli dell'orgoglio, in silenzio. La porta del cuore sbarrata e ore e giorni rinchiusi nel proprio mondo; con gli "altri" è troppo complicato, ingiustizie, incomprensioni; meglio star soli, che è già molto sopportare se stessi. Orgoglio allo stato puro, il demonio muto, demonio di questa generazione, come forse mai. Il mutismo che caratterizza le relazioni delegate a chat senza volti e voci, ove nascondersi, acconciarsi, ingannare: rapporti muti, infecondi, ripiegati su stessi, schiavi della paura e delle concupiscenze che ne derivano. Rapporti muti come i rapporti prematrimoniali, passione da soddisfare nell'attenzione a non "combinare il guaio", pervertendo radicalmente la sessualità che è dono attraverso il quale partecipare all'opera creativa di Dio: rapporti muti come i rapporti tra coniugi chiusi alla vita, tsunami d'egoismo contro la natura disegnata dal dito di Dio, amore che crea, che dà vita, la moltiplica, la colma, la conduce a perfezione. Rapporti muti come i rapporti omosessuali, vagiti infantili alla ricerca di nutrimento affettivo, schiacciati sul proprio io da soddisfare nel latente egoismo ben mascherato nelle passioni e nei sentimenti da liberare. Rapporti muti come quelli tra genitori e figli che si nascondono in presunti conflitti generazionali per non lasciarsi sfidare gli uni dagli altri sul terreno della verità e della carità; rapporti muti che si travestono di falsa amicizia - le mamme amiche, i papà amici - per non affrontare con i figli il rischio del confronto, del rifiuto e della crescita attraverso l'obbedienza all'autorità. Rapporti mutiincapaci di attenzione e pazienza tra colleghi, vicini di casa, parenti, compagni di scuola, in un parossismo di giustizialismi e lagalismi che strozzano le parole della misericordia. Rapporti muti che reclamano "orgogliosamente" diritti dimenticando i doveri, che, se concessi, darebbero cittadinanza al suicidio. Urapporto muto, infatti, è sempre un suicidio, lento, subdolo, inesorabile: esso attenta alla natura più profonda dell'uomo, che è creato per "parlare lingue nuove", per entrare in una relazione d'amore con chi gli è posto accanto, uscendo da se stesso per apprendere il linguaggio di chi è diverso e altro da me, perdendo così la propria vita per ritrovarla moltiplicata e compiuta. Invece, come affermava Mons. Giussani, "Questo è l’importante per il mondo: impedire all’uomo di raggiungere la propria ferita, cioè di raggiungere sé stesso"E' così descritto il demonio muto, che svela la grave infermità di cui soffre questa società, e anche il nostro cuore: impuro è ciò che procura sofferenza e dolore; la ferita inferta dall'alterità diviene la porta all'infelicità. La ferita aperta sulla costola di Adamo per dare la vita ad Eva. L'altro sesso costituito moglie o marito, con le sue incognite, con il carico di precarietà e inafferrabilità che porta in dote, è lo spazio dischiuso al rispetto e al dono di sé. Ma, spesso, l'altro, è visto e vissuto come un tumore. Ti afferra la carne, si infila tra le cellule, occupa i tuoi spazi. Ti fa debole, inerme, piccolo. L'altro ti spinge all'amore gratuito, a spiccare il volo in un cielo di cui non conosci le proporzioni, a dimenticare te stesso e i tuoi schemi. E questo significa dolore, amore segnato da una feritaIl demonio muto è l'artefice dell'inganno di una vita senza dolore, senza ferite, senza il difficile linguaggio che cerchi di comprendere, accogliere, amare davvero. Il demonio muto, che schiaccia e frustra una relazione nella ricerca di una somiglianza e di una vicinanza che annullino le differenze e i rischi, le difficoltà, i sacrifici e il dolore, cortocircuita, in questa generazione, con il folle anelito ad una vita sempre più lunga e senza malattie: gemelli generati figliati dall'unica menzogna che ha chiuso il Cielo, il destino eterno cui ogni uomo è chiamato. E allora ecco le parodie del paradiso, porzioni di piacere su misura, perché senza un destino di felicità dinanzi non si può vivere. Il Cielo trasformato in idolatria dell'ego, unica possibilità rimasta a chi ha cancellato il peccato, e con esso la ferita del male inferta dal principe di questo mondo. Il dolore, ogni dolore, cola da questa ferita primigenia, dall'invidia del demonio. Impegnarsi per cancellarne gli effetti senza ricercarne le origini è quanto di più irragionevole vi sia. Per questo, di fronte alla sconfitta di una cura o ad un embrione probabilmente malato, l'unica via di uscita è l'omicidio, in versione aborto o eutanasia, demoni muti, senza parole di fronte al dolore, alla sofferenza dell'innocente, all'amore che richiede il dono totale.Essi  si ammantano di luce, si travestono e si annidano nelle menti e nei cuori, nascosti nel cavallo di Troia dell'ideologia dominante, suadente e gravida di speranze per un domani senza dolore. Culto della natura e della terra, veganismo, idolatria del corpo in tutte le sue sfumature, campagne ideologiche e ipocrite sul benessere e sulla qualità della vita, sono parenti stretti dell'eutanasia, dell'analisi dell'amniocentesi che spalanca le porte alla selezione embrionale; e tutto è profondamente legato alla moda che riduce le donne a puro oggetto, coinvolgendo anche le bambine obbligate subdolamente a vestirsi come lolite per non perdere il treno del successo tra gli amichetti, alle droghe e all'alcool, alla mercificazione del sesso in ogni programma televisivo, su internet e sui giornali, alla perversa ideologia gender, sino all'orgoglio e idolatria delle relazioni gay da sancire con matrimoni e adozioni di bambini. 
Eppure proprio la ferita è il luogo del riscatto: "dove è abbondato il peccato ha sovrabbondato la Grazia" (Rom. 5,20). Quella ferita originale di cui tutti sperimentiamo il dolore, si è aperta un pomeriggio di duemila anni fa nelle mani, nei piedi e nel costato di Gesù, sospingendolo nell'abisso del male e della morte. Ma da quell'antro oscuro è risorto, mostrando finalmente quelle ferite trasfigurate e radianti di luce. In esse vi è ogni nostra ferita. Da quel giorno la Croce è divenuta la porta del Cielo, l'accesso misterioso alla felicità autentica, al parlare la lingua dell'amore sconosciuta a chi è stato preda del demonio muto. Cristo crocifisso e risorto è la Parola che scioglie le catene del "grande peccato", e libera la lingua e riconsegna il cuore alla verità e all'autenticità. Il sepolcro d'una vita ripiegata sulla propria solitudine è finalmente spalancato. E' questa l'opera di Dio che genera "meraviglia": solo l'amore crocifisso è amore vero e degno, dono fecondo e libero, amore puro che sgorga dalla misericordia sperimentata e ridonata, capace di raggiungere l'altro all'estremo opposto dell'orizzonte, senza chiedere e senza esigere. Accogliere e amare il marito o la moglie esattamente come essi sono, senza sperare nulla, donando all'altro la vita che zampilla dalla sorgente inesauribile dell'amore di Cristo risorto effuso nel proprio cuore. Accogliere una malattia, laddove non si abbiano i rimedi per curarla, facendone un luogo di offerta e di amore. Restare crocifissi con Cristo nei dolori che umiliano un corpo che vorrebbe correre e vivere in pienezza, come in una liturgia che abbraccia l'universo e che offre ogni lacrima per un destino più grande. Amare con le parole del sacrificio, rispettando il corpo e la vita di chi ancora non è carne della propria carne nel vincolo del matrimonio, rapporto fecondo che genera generosità e responsabilità che saranno sigillate nel sacramento nuziale; amare con le parole della tenerezza che sa aprirsi alla vita e alla fecondità che Dio ha pensato per ciascuno, sul talamo nuziale come sul letto della malattia. E figli, di carne e di fede, figli nati per la vita eterna. Si comprende allora l'invidia del demonio: è insopportabile per lui vedere uno schiavo liberato. Il "Più Forte è arrivato, lo ha vinto, gli ha strappato l'armatura" di menzogne che opprimevano tante esistenze bruciate nel mutismo più oscuro. "Il bottino" di Gesù, gli schiavi liberati, sono ora "distribuiti" nel mondo ad annunciare la Buona Notizia, la Parola capace di strappare la preda al demonio muto che governa il mondo; questi si ribella certo, si fa pensiero malvagio, cultura di morte, negli intellettuali come, spesso, in ciascuno di noi. E allora processi, calunnie, menzogne, quelle di duemila anni fa come quelle di oggi, nel tentativo di ricacciare tutti nel mutismo che soffoca la verità. E Lui, il Signore, l'umile, l'amore rivelato in agnello mansueto di fronte ai suoi tosatori, Lui considerato un demonio. E' la sua sorte, il mondo sa solo chiudere le gabbie, e sigillare le labbra in un mutismo di morte e solitudine. Ed è quello che sperimentiamo, che vediamo, che soffriamo, Perché "chi non è con Cristo è contro di Lui", non vi è spazio per trattative, dialoghi, tolleranza con il demonio! Esso è muto, non vuole parlare, non vuole uscire allo scoperto, si cela nei pensieri, illudendosi che Dio non possa scovarlo nell'abisso più profondo. "Chi non raccoglie" il suo amore disseminato nella storia lo "disperde" rendendo vana la Croce di Cristo, come si disperde il seme nei rapporti muti, tra fidanzati, omosessuali, coniugi, o, nel trionfo della solitudine della masturbazione. Possiamo disperdere l'amore, prostituirlo e pervertirlo per saziare il nostro uomo vecchio, in famiglia, tra amici, nella missione e nella stessa Chiesa credendo alla menzogna del demonio muto che disperde il seme della Parola creatrice, e lo secca tra rovi, sassi, sul ciglio della strada, nelle preoccupazioni e nelle idolatrie mondane, perché il Signore non raccolga con noi i frutti pensati nel piano amorevole del Padre. Ma Egli è "più forte", ci conosce e "ci conduce fuori", alla luce della libera e della verità, perché il suo amore crocifisso ha vinto il mondo. Il "dito di Dio" che ci ha creato ci raggiunge anche oggi, per "toccarci e sanarci", per schiudere le labbra del nostro cuore, la lingua del nostro corpo, le corde del nostro spirito, perché possiamo parlare le parole dell'amore, e raccogliere con Lui questa generazione dalla morte e condurla al Cielo.



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