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...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

domenica 7 dicembre 2014

"LA FAMIGLIA SALVA IL MONDO". PER UN AVVENTO DIVERSO. VIGILANZA E ATTESA AIUTANDO L'EVANGELIZZAZIONE IN GIAPPONE...Antonello Iapicca Pbro

QUI IL COMMENTO AL VANGELO DELLA II DOMENICA DI AVVENTO. ANNO B

"LA FAMIGLIA SALVA IL MONDO". 

PER UN AVVENTO DIVERSO.

 VIGILANZA E ATTESA AIUTANDO L'EVANGELIZZAZIONE IN GIAPPONE


TOKYO


Chiesa santa di Dio, tu non puoi fare la tua missione, non puoi compiere la tua missione nel mondo, se non attraverso la famiglia e la sua missioneSiamo immersi nel mistero pasquale di Cristo che è la sua morte e la sua risurrezione per ritrovare la pienezza della vita; e questa pienezza dobbiamo ritrovarla nella pienezza della persona, ma, nello stesso tempo, nella dimensione della famiglia - comunione di persone - per portare, per ispirare con questa novità di vita gli ambienti diversi, le società, i popoli, le culture, la vita sociale, la vita economica . . . Tutto questo è per la famiglia. Voi dovete andare in tutto il mondo a ripetere a tutti che è “per la famiglia”, non a costo della famiglia. Sì, il vostro programma deve essere pienamente evangelico, coraggioso, coraggioso nel testimoniare e coraggioso davanti a tutti, soprattutto davanti ai nostri fratelli, davanti alle persone umane, davanti alle nostre sorelle, a tutte queste famiglie, a tutte queste coppie, a tutte queste generazioni. Dovete, con tutte le vostre preghiere, con la vostra testimonianza, con la vostra forza, dovete aiutare la famiglia, dovete proteggerla contro ogni distruzione

SAN GIOVANNI PAOLO II, 30 DICEMBRE 1988





QUI PER LEGGERE 




IN QUESTO AVVENTO VI CHIEDO DI AIUTARE UNA FAMIGLIA IN MISSIONE CON ME A COMPIERE LE PAROLE DI SAN GIOVANNI PAOLO II CHE LA INVIO' NELL'ANNO GIUBILARE DEL 2000. 

PER UN AVVENTO CHE DAVVERO "AFFRETTI LA VENUTA DEL SIGNORE" ATTRAVERSO L'ANNUNCIO DEL VANGELO SINO AGLI ESTREMI CONFINI DELLA TERRA, SINO IN GIAPPONE


Emanuele da piccolo

Carissimi,
sono don Antonello Iapicca, il curatore di questo blog e dei commenti al Vangelo. Da venticinque anni mi trovo in missione insieme a delle famiglie spagnole e italiane. Una di queste si trova a Tokyo per iniziare la missione in una zona di quell'immensa metropoli. Si tratta di una famiglia di Roma, della mia stessa parrocchia di origine, e per me sono molto più che fratelli di carne. Con il padre e la madre sono cresciuto insieme, e, dopo tanti anni, il Signore ha voluto che ci riunissimo in Giappone per annunciare il Vangelo.
Hanno la bellezza di dieci figli, e già questo è un segno di contraddizione in una società strangolata dal crollo delle nascite. Molte delle questioni sollevate nel recente Sinodo sulla famiglia trovano in loro le risposte che Dio ha già dato alla sua Chiesa. La loro semplice presenza nel quartiere, nelle scuole, anche solo tra gli scaffali di un supermercato è un segno meraviglioso del Cielo, di una vita più forte dell'egoismo e della paura, che rende indissolubile un matrimonio fondato sulla Roccia che è Cristo. Mauro, Alessandra e i loro figli sono un segno eloquentissimo della vittoria della vita, sono essi stessi quell'Evangelium vitae per il quale San Giovanni Paolo II ha speso i suoi giorni.
Sono stati infatti inviati in missione in Giappone proprio da Lui nell'Anno Santo del 2000. Per non fare di questa lettera un libro, non vi racconto gli episodi e i momenti nei quali questa famiglia ha offerto al vivo i segni di una fede adulta: nella precarietà, nella sofferenza, nelle difficoltà passate per atterrare e stabilirsi in un Paese tanto diverso. E tutto per amore a Cristo.
Benedetto XVI, inviando altre famiglie come quella di Mauro e Alessandra in tutto il mondo, affermava: "Un vostro fermo impegno è quello di proclamare il Cristo Risorto, rispondere alle sue parole con generosità, abbandonando spesso sicurezze personali e materiali, lasciando anche i propri Paesi, affrontando situazioni nuove e non sempre facili. Il “seguire Cristo” esige l’avventura personale della ricerca di Lui, dell’andare con Lui, ma comporta sempre anche uscire dalla chiusura dell’io, spezzare l’individualismo che spesso caratterizza la società del nostro tempo, per sostituire l’egoismo con la comunità dell’uomo nuovo in Gesù Cristo. Portare Cristo agli uomini e portare gli uomini a Cristo: questo è ciò che anima ogni opera evangelizzatrice. E’ un impegno - lo sappiamo - non sempre facile. A volte siete presenti in luoghi in cui vi è bisogno di un primo annuncio del Vangelo, la missio ad gentes; spesso, invece, in aree, che, pur avendo conosciuto Cristo, sono diventate indifferenti alla fede: il secolarismo vi ha eclissato il senso di Dio e oscurato i valori cristiani. Qui il vostro impegno e la vostra testimonianza siano come il lievito che, con pazienza, rispettando i tempi, con sensus Ecclesiae, fa crescere tutta la massa. Care famiglie, la Chiesa vi ringrazia; ha bisogno di voi per la nuova evangelizzazione. La famiglia è una cellula importante per la comunità ecclesiale, dove ci si forma alla vita umana e cristiana. Con grande gioia vedo i vostri figli, tanti bambini che guardano a voi, cari genitori, al vostro esempio. Vi invito a non avere timore: chi porta il Vangelo non è mai solo. Saluto con affetto i sacerdoti che vi accompagnano: amate Cristo e la Chiesa, comunicate la gioia di averLo incontrato e la bellezza di avere donato a Lui tutto. Continuate ad essere generosi con il Signore: non vi farà mancare la sua consolazione!" (Benedetto XVI, Aula Paolo VI, Venerdì, 20 gennaio 2012).
Questa famiglia è stata generosa con il Signore e desidera esserlo ancora. Ho chiesto loro di scrivere l'esperienza di questi anni e di spiegare direttamente la situazione e l'aiuto di cui hanno bisogno. Vi trasmetto così le loro stesse parole, nella certezza che sapranno toccare il vostro cuore.


La famiglia Larese al completo
                                                                                                                      Francesco Saverio
               Emanuele        Mauro (il papà)                    Filippo        Rachele   Alessandra (la mamma)    Mattia 
                                                                                      Anna                                              Veronica
               Pietro                     Ester                                                 Maria Teresa



Carissimi,
Ci troviamo in missione a Tokyo, inviati dalla Chiesa per iniziare la missione in una nuova zona di quell'immensa metropoli, dove la sua presenza è impercettibile. Iniziare una missione in una città così grande è una cosa che ci supera totalmente, ci sentiamo inadeguati, ma sappiamo bene, grazie anche all’esperienza di questi 10 anni, che Dio si farà nostro garante nella sua immensa misericordia. Ed è proprio questa l'esperienza della nostra vita che, semplicemente, si fa annuncio del Vangelo: il Signore ha vinto le nostre paure, ci ha perdonato tante volte, egoisti come siamo ci ha donato, per pura Grazia, di aprirci alla vita regalandoci dieci figli. Sono loro che "fanno" la missione, mostrando il potere di Gesù sulla povertà della nostra carne. Proprio come diceva qualche giorno fa Papa Francesco: La missione è compito di tutti i cristiani, non solo di alcuni. È compito anche dei bambini!
Il Signore è stato generoso oltre misura con noi, senza che ne avessimo alcun diritto, senza merito, e ciò ha messo nei nostri cuori un sentimento di profonda gratitudine e questo ci spinge a continuare a rispondere alla Sua chiamata. Dodici anni fa, quando siamo partiti, abbiamo accolto la chiamata del Signore che ci invitava ad abbandonarci completamente alla sua Provvidenza. L'esperienza di tanti anni durante i quali il Signore aveva provveduto materialmente e spiritualmente alla nostra vita e a quella dei nostri figli ci rende naturale gettarci ancora tra le sue braccia.
Quello che sapevamo e che lo stesso San Giovanni Paolo II ci ha detto inviandoci nell'Anno Santo del 2000, era che partivamo senza nessuna sicurezza se non quella della chiamata di Dio vagliata e confermata dalla Chiesa. Il Papa ci inviava incoraggiandoci a non riporre nessuna fiducia e sicurezza nel mondo, nelle pianificazioni umane, letteralmente "senza borsa né denaro", neanche da parte della stessa Istituzione. Il Signore ci avrebbe preceduto, giorno dopo giorno: e così è stato, abbiamo sperimentato mille volte che proprio quando ci sembrava di non potercela fare, senza soldi o senza forze, Lui si è fatto presente e ha provveduto attraverso persone ed eventi che ci hanno sempre sorpreso.
E' lo stile della missione alla quale partecipiamo: non avere nessuna assicurazione per il presente e il futuro, nessuna sicurezza, ma vivere nella precarietà abbandonati al Signore ogni giorno, di fronte alle situazioni che si presentano, sperimentando come Lui apre le porte e ci conduce attraverso le difficoltà. Il criterio è sempre lo stesso: se qualche ispirazione o decisione che dobbiamo prendere viene da Dio, Lui renderà possibile quello che agli occhi umani sembra impossibile, darà compimento a qualcosa che secondo calcoli "ragionevoli" non si dovrebbe assolutamente intraprendere.
Sì, come fu per la Vergine Maria, siamo anche noi testimoni che nulla è impossibile a Dio. Come il Figlio di Dio si è incarnato nel seno di Maria, così il Signore Gesù, in diverse forme, è apparso nelle nostre vite come un'opera celeste, nella quale noi non eravamo intervenuti se non solo ripetendo le parole di abbandono della Vergine Maria. Non era ragionevole partire lasciando lavoro e sicurezze verso un Paese che non conoscevamo senza neanche sapere dove saremmo andati ad abitare; non era ragionevole secondo il mondo accogliere dieci figli senza avere la sicurezza di un lavoro fisso. Nulla ragionevole ma tutto assolutamente reale, perché Dio ha provveduto concretamente istante dopo istante, sorprendendoci.

Così anche oggi, di fronte al nostro terzo figlio, Emanuele, che vorrebbe entrare all’Università. I costi per l'iscrizione e la retta sono proibitivi, e dovremmo versare, entro la fine dell'anno, circa 6000 euro. Noi sinceramente non sappiamo da che parte iniziare, l'unica cosa che possiamo fare è pregare che il Signore provveda a noi, come ha fatto fino ad oggi, inviandoci degli angeli che possano sostenerci con i loro beni e le loro preghiere. Siamo infatti sicuri che Dio ama ogni giapponese che frequenta e frequenterà l’Università dove Emanuele è riuscito, con lo studio e l’aiuto di Dio, ad entrare, e non si fermerà dinanzi alle difficoltà economiche. Lui, che ha offerto il suo stesso Figlio per la salvezza di ogni uomo, saprà certamente come provvedere a noi perché si possa annunciare la sua vittoria sulla morte e sul peccato in quel lembo di Tokyo.
È pur vero che in Giappone i missionari non possono lavorare se non saltuariamente; a ben vedere, la stessa presenza di una famiglia missionaria con così tanti figli e senza un lavoro fisso durante un periodo di dieci anni in Giappone, Paese che ha fatto del lavoro il proprio unico fondamento sociale e morale, è già un miracolo meraviglioso che interroga il più profondo dei cuori delle persone che vengono a contatto con noi.
Per questo, con il cuore in mano, vi chiediamo di darci una mano, di entrare con noi ed Emanuele in questa nuova avventura. Siamo certi che, in questa circostanza, il Signore assumerà i vostri cuori e i vostri volti. Tutto questo probabilmente vi sorprenderà, ma
Dio ci sorprende sempre, quando meno ce lo aspettiamo, con fatti e chiamate impensate. Il Signore vi ispirerà su come aiutarci, e, qualunque cosa, sarà una benedizione per noi e per la missione.
Ci rendiamo anche conto che sentirsi chiedere aiuto può sembrare una cosa imbarazzante e forse anche fastidiosa, ma la serietà della chiamata e l'urgenza che Dio sta imponendo alla marcia, insieme alla nostra totale impossibilità a far fronte alle spese, ci spinge ad essere oltre modo inopportuni, un pochino come la vedova insistente del Vangelo. Ma siamo anche certi che, attraverso di noi, è il Signore stesso che bussa alla vostra porta. Siamo in Giappone per compiere la volontà di Dio, e, crediamo, che questa passi anche per gli studi universitari di Emanuele. Non è certo un obbligo studiare all’Università, e molti di fatto, non possono. E conosciamo bene anche la crisi che attraversa l’Italia, dove manca il lavoro, le tasse crescono sempre più, e non c’è denaro. 

Per questo con Emanuele rimettiamo tutto alla volontà di Dio. Se Lui ha già suscitato dei benefattori che risponderanno al nostro appello significa che essa prevede l’Università per Emanuele, altrimenti Dio ci indicherà un’altra strada. Emanuele è un ragazzo volenteroso e, pur tra molte difficoltà, è riuscito a superare l'esame di ammissione. Vediamo come anche l'Università è, oltre ad un luogo dove poter studiare e prepararsi per il lavoro futuro, anche e soprattutto un luogo dove il Signore vuole farsi conoscere attraverso Emanuele. Sarebbe un segno importante, l'unico cristiano (o quasi) tra moltissimi ragazzi che non conoscono l'amore di Dio, proprio in un momento tanto importante e decisivo della vita.

Per questo vi chiediamo, nel nome del Signore e per amore a Lui, di aiutarci, di farvi strumento della sua Provvidenza. Attraverso di voi molti giapponesi potranno vedere Cristo in Emanuele, ascoltare l'annuncio capace di cambiare la loro vita che, vi assicuriamo, senza di Lui è davvero triste e senza speranza. Non si contano gli abbandoni degli studi, soprattutto all'Università, e schiere di giovani vedono spegnersi la propria vita imbottiti di pasticche che, invece di curare la depressione, anestetizzano ancor più l'esistenza abbandonandola ai bordi della società. A questi giovani Emanuele è inviato, e voi potete andare con lui a ciascuno di loro e contribuire così alla loro salvezza, sperimentando il centuplo riservato a chi consegna se stesso al suo amore.
Si tratta di un'opera di Dio e Lui conosce i cuori, i tempi e le possibilità. Noi, con molto tremore, tentiamo di scorgere le sue orme, di discernere il cammino che segna dinanzi a noi, di scoprire le persone e gli eventi attraverso i quali Egli stesso vuole provvedere e portare a compimento la sua opera.
Vi chiediamo di ricordavi di noi nelle vostre preghiere, che il Signore abbia pietà di noi e ci ritenga sempre degni di poter annunciare il Suo Vangelo. Anche noi non vi dimentichiamo nelle nostre preghiere, nella gratitudine. Il Signore suscita in noi il volere e l'operare, e tutto, ma proprio tutto è Grazia.
Che Dio vi benedica e benedica tutti quanti ci aiuteranno.
Mauro e Alessandra




Personalmente non posso che riaffermare come, attraverso Emanuele, molti potranno incontrare Cristo e porsi finalmente le domande fondamentali circa la vita, il dolore, la gioia, il senso di tutto; domande che nella scuola e nella famiglia sono state loro precluse. Aiutare Emanuele è investire nella salvezza di moltissimi giovani, alle porte dell'età adulta; significa seminare la Verità in tanti che formeranno famiglie, avranno figli, entreranno nelle aziende che, normalmente, stritolano i propri dipendenti; significa condurre Cristo e farlo conoscere a quanti saranno il futuro del Giappone. Un piccolo seme, quasi invisibile, ma che, lo sappiamo per la promessa del Signore, diventerà un albero sui cui rami troveranno riposo innumerevoli uccelli del cielo, i pagani che ancora non conoscono il suo amore.
Carissimi, sento anche io dal Signore di chiedervi un aiuto e anche qualcosa in più: una sorta di adozione a distanza per il tempo degli studi del ragazzo, nella misura del possibile, anche con un piccolo contributo, magari scaglionato nel tempo, anche coinvolgendo altre persone, amici, conoscenti, persone generose. Non importa la cifra, basta poco, perché sono sicuro che saranno in tanti ad essere generosi. Sono sicuro che Emanuele saprà farsi valere e, con il lavoro e lo studio, riuscirà poi a pagarsi da solo gli studi. Ma ora è urgente poter entrare…
Un contributo agli studi di Emanuele come un'adozione di un giovane missionario: una forma
nuova di partecipare, dall'Italia, alla missione del Giappone. E' una tradizione nella chiesa, normalmente in favore di seminaristi e sacerdoti, ma ora si tratta di una cosa diversa, per la quale io stesso sto spendendo tutte le energie: l'annuncio del Vangelo ai giapponesi insieme con famiglie che vivano da cristiani in mezzo a un mondo pagano. Esse costituiscono quell'atrio dei gentili di cui ha parlato spesso il Santo Padre riferendosi alla Missio ad gentes. Sì, questa famiglia è una porta che la Chiesa ha aperto verso una moltitudine di persone che non conoscono il Signore. In Giappone uno studente cristiano in un contesto pagano è un evento e una memoria viva e autentica di Cristo.
Questo è quanto sentivo di trasmettervi e chiedervi nel nome del Signore Gesù: Emanuele è anche frutto del suo amore! "Le famiglie che annunciano il Vangelo non sono sole" diceva il Papa Benedetto XVI: con loro è Cristo, e vi siete voi, i vostri amici, anche se lontani fisicamente, ma vicini con la preghiera e l'affetto, come una presenza bella e autentica, a favore di tanti che non conoscono il Signore.
Ringraziandovi per la disponibilità vi saluto nel Signore con le stesse parole che il Santo Padre Benedetto XVI ha detto alle famiglie missionarie: "Continuate ad essere generosi con il Signore: non vi farà mancare la sua consolazione!".
Che Dio vi benedica con il centuplo per quanto farete per la missione in Giappone.
Antonello Iapicca Pbro

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ALCUNE FOTO

 
Emanuele all'asilo



 
Emanuele alle elementari



La famiglia Larese un paio di anni fa al nostro centro di evangelizzazione



 
Al saggio ginnico con due fratelli più grandi




Emanuele







Qualche anno fa, prima comunione di Rachele. Emanuele è accanto a me. Al centro mia mamma (82 anni) in missione con me




La famiglia Larese a Kyoto qualche anno fa (Emanuele è il secondo da sin)


Si cantano canzoni italiane (Emanuele è il quarto da destra)

LE PAROLE DEI PAPI SULLA MISSIONE DELLA FAMIGLIA





SAN GIOVANNI PAOLO II (30 DICEMBRE 1988)

Se si deve parlare di un rinnovamento, di una rigenerazione della società umana, anzi della Chiesa come società degli uomini, si deve cominciare da questo punto, da questa missione della famiglia. Chiesa santa di Dio, tu non puoi fare la tua missione, non puoi compiere la tua missione nel mondo, se non attraverso la famiglia e la sua missione. Voi costituite la finalità della vostra missione che è quella di portare dovunque, nei diversi ambienti, forse negli ambienti più scristianizzati, portare la testimonianza della missione della famiglia. È una testimonianza grande, umanamente grande, cristianamente grande, divinamente grande perché tale testimonianza, la missione della famiglia, è finalmente iscritta nel solco della Santissima Trinità. Non c’è, in questo mondo, un’altra immagine più perfetta, più completa di quello che è Dio: unità, comunione. Non c’è un’altra realtà umana più corrispondente, più umanamente corrispondente a quel mistero divino. E così, portando la testimonianza che è propria della famiglia, della famiglia in missione, voi portate dovunque la testimonianza della Trinità Santissima in missione. Voi siete comunione, comunione delle persone, come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Siete comunione delle persone, siete unità. Ci sono molte famiglie in questo mondo progredito, ricco, opulento che perdono la loro unità, perdono la comunione, perdono le radici. Ecco voi siete itineranti per portare la testimonianza di queste radici. Sappiamo bene che il sacramento del Matrimonio, la famiglia, tutto questo cresce nel sacramento del Battesimo, dalla sua ricchezza. Crescere dal Battesimo vuol dire crescere dal mistero pasquale di Cristo. Attraverso il sacramento dell’acqua e dello Spirito Santo, siamo immersi in questo mistero pasquale di Cristo che è la sua morte e la sua risurrezione. Siamo immersi per ritrovare la pienezza della vita, e questa pienezza dobbiamo ritrovarla nella pienezza della persona, ma, nello stesso tempo, nella dimensione della famiglia - comunione di persone - per portare, per ispirare con questa novità di vita gli ambienti diversi, le società, i popoli, le culture, la vita sociale, la vita economica . . . Tutto questo è per la famiglia. Voi dovete andare in tutto il mondo a ripetere a tutti che è “per la famiglia”, non a costo della famiglia. Sì, il vostro programma deve essere pienamente evangelico, coraggioso, coraggioso nel testimoniare e coraggioso nel domandare, nel domandare davanti a tutti, soprattutto davanti ai nostri fratelli, davanti alle persone umane, davanti alle nostre sorelle, a tutte queste famiglie, a tutte queste coppie, a tutte queste generazioni. Ma anche davanti agli altri. Con questa grande testimonianza, la famiglia in missione come immagine della Trinità in missione, si deve portare anche avanti un programma direi socio-politico, socio-economico. La famiglia è coinvolta in tutto questo e può essere aiutata, portata avanti, privilegiata o può essere distrutta. Dovete, con tutte le vostre preghiere, con la vostra testimonianza, con la vostra forza, dovete aiutare la famiglia, dovete proteggerla contro ogni distruzione. Se non c’è un’altra dimensione in cui l’uomo possa esprimersi come persona, come vita, come amore, si deve dire anche che non esiste altro luogo, altro ambiente in cui l’uomo possa essere più distrutto. Oggi si fanno molte cose per normalizzare queste distruzioni, per legalizzare queste distruzioni; distruzioni profonde, ferite profonde dell’umanità. Si fa tanto per sistemare, per legalizzare. In questo senso si dice “proteggere”. Ma non si può proteggere veramente la famiglia senza entrare nelle radici, nelle realtà profonde, nella sua intima natura; e questa sua natura intima è la comunione delle persone ad immagine e somiglianza della comunione divina. Famiglia in missione, Trinità in missione.




BENEDETTO XVI (1 FEBBRAIO 2011)

Care famiglie, la fede che avete ricevuto in dono sia quella luce posta sul candelabro, capace di indicare agli uomini la via del Cielo. Con lo stesso sentimento, invierò LE FAMIGLIE che saranno chiamate a realizzare una nuova presenza ecclesiale in ambienti molto secolarizzati di vari Paesi, o in luoghi nei quali il messaggio di Cristo non è ancora giunto. Possiate sempre sentire accanto a voi la presenza viva del Signore Risorto e l’accompagnamento di tanti fratelli, così come la preghiera del Papa, che è con voi!
Come ho scritto nell’Esortazione apostolica Verbum Domini, “la missione della Chiesa non può essere considerata come realtà facoltativa o aggiuntiva della vita ecclesiale. Si tratta di lasciare che lo Spirito Santo ci assimili a Cristo stesso […] in modo da comunicare la Parola con tutta la vita” (n. 93). Tutto il Popolo di Dio è un popolo “inviato” e l’annuncio del Vangelo è un impegno di tutti i cristiani, come conseguenza del Battesimo (cfr ibid., 94). Vi invito a soffermarvi sull’Esortazione Verbum Domini, riflettendo, in modo particolare, dove, nella terza parte del Documento, si parla de “La missione della Chiesa: annunciare la Parola di Dio al mondo” (n. 90-98).  Cari amici, sentiamoci partecipi dell’ansia di salvezza del Signore Gesù, della missione che Egli affida a tutta la Chiesa.





PAPA FRANCESCO (APRILE 2014)



L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale: l’uomo e la donna; non soltanto l’uomo, non soltanto la donna, ma tutti e due. Questa è l’immagine di Dio: l’amore, l’alleanza di Dio con noi è rappresentata in quell’alleanza fra l’uomo e la donna. E questo è molto bello! Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore. E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva.
1. Quando un uomo e una donna celebrano il sacramento del Matrimonio, Dio, per così dire, si “rispecchia” in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi. San Paolo, nella Lettera agli Efesini, mette in risalto che negli sposi cristiani si riflette un mistero grande: il rapporto instaurato da Cristo con la Chiesa, un rapporto nuziale (cfr Ef 5,21-33). La Chiesa è la sposa di Cristo. Questo è il rapporto. Questo significa che il Matrimonio risponde a una vocazione specifica e deve essere considerato come una consacrazione (cfr Gaudium et spes, 48;Familiaris consortio, 56). E' una consacrazione: l'uomo e  la donna sono consacrati nel loro amore. Gli sposi infatti, in forza del Sacramento, vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa, continuando a donare la vita per lei, nella fedeltà e nel servizio.

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