Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

lunedì 22 dicembre 2014

L'eVangelo significa la Buona Notizia, L'umiltà del Magnificat - Lc. 1,46-55

22 dicembre


L'umiltà del Magnificat


Natale è umiltà. E’ una Donna umile ebbra di gioia. Maria, immacolata sin dalla concezione, priva del veleno che ci distrugge la vita, la superbia che tiene Dio fuori dalla porta. L’inganno che ci fa credere d'essere quel che non siamo, e dilapidare tutte le nostre energie per diventare quello che non saremo mai. Immaginare futuri impossibili, cambi di marcia, le ore cucite sui sogni bambini che rincorrono professioni e mestieri da fare quando si diventerà grandi. Grandi, sempre più grandi, in amore, al lavoro, nello sport, ovunque e sempre. Anche quando non riusciamo, e il volto s'appesantisce di pensieri depressi, nell'acre malessere di chi non riesce a smaltire la sbornia dei sogni infranti, degli ideali spezzati, dei progetti falliti. Per questo Maria e Giuseppe per consegnare Gesù al mondo non hanno trovato se non una misera stalla. Meglio così, a Lui non si addice nessuna delle nostre torri di Babele lanciate in improbabili scalate alla divinità. Lui è la Verità, e cerca il vero. Cerca Maria, lo scrigno della Verità. Dio “ha guardato” alla sua “umiliazione”, la semplice verità di una fanciulla vergine nella carne perché vergine nello spirito, nella mente e nel cuore. Maria, donna vera, la creatura pura che non teme e non ricusa d'esser creatura. Maria, autentica perché semplice nella quotidianità d'una vita sciolta nella volontà del Creatore. Maria, e null'altro, perché questa è la verginità alla quale tutti siamo chiamati. Maria, una fanciulla di Nazaret, e niente di diverso desiderato. In Lei è svelata l’immagine di ciascuno di noi così come dipinto nella mente di Dio, prima d'ogni inalazione mortifera di superbia originale. Le sue viscere materne sono la grotta povera, spoglia, semplice e umile che si addice - l'unica - al Dio che si fa uomo. La sua umiliazione accoglie oggi ogni frammento divino che è in noi: il cuore, la mente, il corpo che ci sono donati per servire e che giacciono schiavi del tiranno che ci ha insegnato l'orgoglio con le parole della menzogna. Maria è l'eletta che ha riassunto in sé ogni creatura perduta, immacolata per i macchiati, umile per i superbi, vera per i falsi. Guardando la sua umiliazione, gli occhi misericordiosi del Padre hanno fissato in Lei il suo primo progetto, un Figlio, una Figlia, e l'abbandono totale tra le braccia dell'amore. Dio ha guardato all'umiliazione di Maria come ha guardato il popolo gemente sotto il giogo del Faraone, come oggi fissa le sofferenze e le angosce di tutti noi scappati dall'ovile della verità. Sulla soglia di questo Natale, Maria ci insegna a gridare, ad aspettare, ad accogliere; specchiandoci in Lei scopriamo il vuoto che ci pervade, mentre ci aiuta a non averne paura, ad accettare quello che siamo, a lasciare ogni sogno e ogni desiderio alla volontà di Dio per noi, per schiuderci alla Grazia e allo stupore di fronte alle meraviglie della misericordia di Dio preparate per ciascuno di noi. Coraggio, di certo siamo lontanissimi da Maria, ma non temiamo! Lei ci accoglie ancora, nella Chiesa della quale è immagine. In essa possiamo essere illuminati e vedere nei fatti e nelle persone che ci umiliano, anche negli errori e nei peccati l'umiliazione di Maria che, per il peccato originale abbiamo rifiutato. Solo nella Chiesa incontriamo lo stesso sguardo di Dio che ha fissato la piccolezza di Maria: Lei l'aveva accolta naturalmente, essendo senza peccato; noi la possiamo accettare solo attraverso la debolezza e i peccati che ce la svelano. Ma insieme a Maria, altrimenti l'umiliazione diventerebbe l'occasione per commettere altri peccati. Perché Maria, cioè la Chiesa, ci coccola con la misericordia, l'unica lente con cui si può scoprire la verità senza sentirsi falliti e condannati. Anche "in noi", infatti, "Dio ha compiuto, sta compiendo e compirà cose grandi"; più piccoli ci scopriremo, più grandi contempleremo le meraviglie del suo amore. Anche alle soglie di questo Natale Maria ci accoglie perché il suo è il grembo dove si gesta il Magnificat, il canto di lode che professa la fede adulta. La fede non è cosa di un giorno. Neanche del giorno Natale. L'annuncio dell'angelo che ascoltiamo nella predicazione, come quello che hanno ascoltato i pastori nella notte, mette in cammino, sempre. Va accolto e curato perché cresca nelle liturgie, nei sacramenti, nella preghiera e nell'esperienza reale della comunione soprannaturale con i fratelli. Maria ci accompagna in questo cammino sul quale impariamo a vivere nell'umiltà, accogliendo come Lei l'opera di Dio nella nostra storia: proprio i fatti e le persone che sembrano frustrare progetti e desideri, sono i segni dell'amore geloso del Signore che “disperde i pensieri superbi” annidati nei nostri cuori, quelli che guardano con mormorazione la storia e con diffidenza il fratello. Lui ci fa semplici “svuotando le nostre mani" piene di false ricchezze, che sono anche gli affetti morbosi che ci seccano la vita. E ci fa liberi nella verità, “rovesciandoci dai troni” del potere, dell'arroganza con cui vorremmo condurre la vita e dominare gli altri appropriandocene: al lavoro, a scuola, anche in famiglia dove non siamo capaci di fare mai un passo indietro, i nostri peccati sono lì a testimoniarci che sul trono è seduto Cristo, e non noi. Alla sua Croce, infatti, ci conduce la sapienza della Chiesa; ai suoi piedi ci attende Maria per adottarci di nuovo, ogni giorno; per abbracciarci come abbracciò Elisabetta, e così unirci alla sua lode, il "magnificat" che annuncia l'esistenza e l'amore di Dio in mezzo al mondo che non ha posto per Lui e lo bestemmia, l'esultanza crocifissa dei cristiani offerta a tutti come una tavola di salvezza nel mare in tempesta delle disillusioni e dei peccati.


L'ANNUNCIO
In quel tempo, Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre”.
 (Dal Vangelo secondo Luca 1,46-55)


Magnificat - Maria di Nazaret (Campiotti) - Rai 2012

Natale è umiltà. Natale è verità. Natale è una Donna umile ebbra di gioia. La gioia della verità. Immacolata nella concezione, priva del veleno che distrugge le nostre vite. La superbia che tiene Dio fuori dalle nostre porte. Creati per essere veri, e liberi, e felici, gemiamo sotto la dura legge della superbia, la menzogna primordiale iniettataci dal mentitore. Pensare, credere d'essere quel che non siamo. Dilapidare tutte le nostre energie per diventare quel che non saremo mai. Immaginare futuri impossibili, cambi di marcia, le ore cucite sui sogni bambini che rincorrono professioni e mestieri da fare quando si diventerà grandi.

Grandi. Le nostre cose, i nostri pensieri, le nostre opere. Noi, sempre più grandi, in amore, al lavoro, nello sport, ovunque il mondo abbia la ventura d'incontrarci. Anche quando non riusciamo, e il volto s'appesantisce di depressi pensieri. In fuga dal nulla precipitiamo nel nulla più duro, l'acre malessere di chi non riesce a smaltire la sbornia dei sogni infranti, degli ideali spezzati, dei progetti falliti.
E non v'è posto per Maria e Giuseppe in nessun albergo, il mondo di cartapesta, i "bed and breakfast" di sogni e chimere che segnano i nostri giorni non hanno un angolo per accogliere il Signore. Meglio così, a Lui non si addice nessuna delle nostre torri di Babele lanciate in improbabili scalate alla divinità. Lui è la Verità, e cerca il vero. Cerca Maria, lo scrigno della Verità. La Sua umiliazione, la semplice verità, vergine e non deturpata da alcun veleno di superbia. Vergine nella carne perchè vergine nello spirito, nella mente e nel cuore.
Maria, donna vera, la creatura pura che non teme e non ricusa d'esser creatura. Maria, l'umile di Nazaret, il culmine della storia d'ogni uomo, vera perchè semplice nella quotidianità d'una vita sciolta nella volontà del Creatore. Umile perchè serva, serva perchè creatura. La gioia che Eva ci tolse è in Lei ridonata. Nessun cedimento dinnanzi al frutto avvelenato dalla superbia. Maria, umile perchè Maria, e null'altro. Maria, una vergine di Nazaret, nulla di più, niente di diverso desiderato.
In Lei è ciascuno di noi così come dipinto nella mente di Dio, prima d'ogni inalazione mortifera di superbia originale. La Sua umiliazione, la verità che ci costituisce creature in tutto dipendenti dal Creatore. Il Suo seno verginale è tutto quello che di noi appartiene al Creatore. Le Sue viscere materne sono la grotta povera, spoglia, di nessun valore che si addice - l'unica - al Dio che si fa uomo. La Sua umiliazione accoglie oggi ogni frammento divino che è in noi, il cuore, la mente, il corpo che ci è donato per servire e che giace schiavo del tiranno che ci ha insegnato l'orgoglio con le parole della menzogna.
Maria è l'eletta che ha riassunto in sé ogni creatura perduta, immacolata per i macchiati, umile per i superbi, vera per i falsi. E Dio ha guardato la Sua umiliazione, gli occhi misericordiosi del Padre hanno fissato in Lei il Suo primo progetto, un Figlio, una figlia, e l'abbandono totale tra le braccia dell'amore. Dio ha guardato all'umiliazione di Maria, la verità di Maria fatta di terra, la Sua storia, le sofferenze e le angosce di tutti noi scappati dall'ovile della verità.
Maria ci accoglie nella sua umiliazione, e ci conduce nel Magnificat della creatura che esiste e sussiste nel Creatore, che è del Creatore, che vive per il Creatore. Dio guarda l'umiliazione di Maria come ha guardato il popolo gemente sotto il giogo del Faraone. E si prende cura di Lei, e, in Lei, di tutti noi schiavi della menzogna. Maria visita oggi la nostra vita, sulla soglia di questo Natale, perchè con Lei possiamo accogliere il Salvatore. Maria ci conduce alla verità della nostra condizione e ci insegna a gridare, ad aspettare, ad accogliere. Maria ci mostra il vuoto che ci pervade, ci insegna a non averne paura, ad accettare quel che siamo, a lasciare ogni sogno, ogni desiderio alla volontà di Dio per noi.
Maria ci accoglie e ci aiuta a schiuderci alla Grazia, allo stupore di fronte alle meraviglie della misericordia di Dio preparate per ciascuno di noi. Maria ci chiama, ci aiuta a lasciare che vengano dispersi i superbi pensieri annidati nei nostri cuori, che Dio faccia vuote le nostre mani piene di false ricchezze, che siamo oggi rovesciati dai troni del potere, dell'arroganza, dei vani sogni di gloria. Maria ci guida nel cammino di conversione che sono la vita e il tempo che ci vengono donati. Maria ci abbraccia oggi come abbracciò Elisabetta, e ci unisce al Suo canto di lode, quello per cui siamo stati creati. La lode di povere, umili creature che, istante dopo istante, sono ricolmate di beni dal proprio Creatore. Maria ci accompagna in questo Natale, di verità e di gioia, di stupore e di esultanza. 

Gustave Thibon, L'uomo maschera di Dio

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