M. Chagall. Davide e Golia
Apparve così la fragilità d'una fronte
che si presentava con la sfrontatezza della propria superbia,
e vinse la fronte che recava l'umiltà della croce di Cristo.
Sant'Agostino
Dal Vangelo secondo Luca 9,1-6
In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.
Il commento
Il Regno dei Cieli è vicino, gli Apostoli ne sono gli ambasciatori. Un giapponese in Italia, ovunque vada, faccia quel che faccia, manifesta chiaramente la propria origine. È disegnata nei suoi occhi, l'annunciano le sue parole, la si intuisce dall’approccio alle cose della vita. Così è per gli Apostoli del Regno, ovunque giungano appare il Cielo. È impresso nelle loro vite, così diverse, così scandalose. Per questo non hanno bisogno di nulla che li accrediti, nessuna sicurezza. Sono d’impiccio bastone, sacca, pane, e denaro.
Il bagaglio degli apostoli è quello di Davide dinanzi a Golia, solo cinque pietre, i cinque libri della Torah, la Parola che li ha costituiti e inviati, forza e potere su ogni demonio, medicina per ogni malattia. Le cinque piaghe di Cristo, la parola della Croce, che, come la spada di Davide, taglia la testa al gigante e distrugge gli inganni di satana. Nella numerologia biblica cinque è il numero della Grazia: il quattro è il numero del mondo, e rappresenta la debolezza dell'uomo alla quale però si aggiunge la potenza di Dio, che fa proprio dell'impotenza umana lo strumento per manifestarsi pienamente. Annunciando il Vangelo, gli apostoli, piccoli e impotenti come Davide, lanciano la pietra che ha il potere di sottrarre il popolo al giogo di Satana, perché solo la Parola di Dio può conficcarsi nella sua fronte: solo essa può smascherare la parola del menzognero, e distruggere alla radice le sue trame.
E, accanto alla predicazione, con le cinque piaghe della Croce, gli apostoli aprono il cammino al Regno. Anche noi, deboli e inadatti come loro, siamo chiamati e inviati a uscire in battaglia contro il principe di questo mondo. Il Signore ci da forza e potere per schiacciare la sua testa superba. Unica condizione, abbandonarci a Lui, senza "portar nulla per il viaggio". Perché di un "viaggio" si tratta: ogni nuova giornata di lavoro, ogni mattina e serata in famiglia, ovunque siamo in cammino, senza radici e installazioni. Se proviamo a sederci e ad assicurarci la vita, tutto comincia a sfaldarsi e a scivolarci dalle mani. Non abbiamo schemi per parlare ai figli. Come non abbiamo manuali per vivere le relazioni con i capi e i colleghi di lavoro. Abbiamo "solo" la Parola da annunciare, garanzia della libertà assoluta. Niente vincoli, nessuna catena, perché ogni giorno è nuovo e ogni relazione va costruita istante dopo istante, disposti a camminare e a viaggiare sino a dove si trova l'altro, nella libertà di rinunciare a tutto pur di salvarlo.
Niente "denaro" perché nulla dobbiamo comprare sulla strada della gratuità. Abbiamo pensato di legare il figlio regalandogli chissà cosa? Siamo così schiavi da non poter rifiutare quello che, per altro, sarebbe naturale non concedere? Una vacanza, la macchina, lo scooter o lo smartphone, gli oggetti per i quali i figli non hanno fatto nulla per guadagnarseli, non sono cambiali da versare per non essere in debito con loro, o per non avere problemi. L'unico debito è la carità, l'amore gratuito e nella Verità, che sa dire di no, dove un sì sarebbe puro veleno.
Nessun "bastone" perché l'apostolo si appoggia solo laddove può distendere le sue braccia per donarsi. Unico suo bastone è la Croce, certificato di credibilità della sua missione. Un marito che non parli a sua moglie appoggiato alla Croce sarà sempre insincero, in cerca di un fondamento dove deporre se stesso. E i problemi, le sofferenze e i peccati non si conteranno. Per relazionarsi con sua figlia, una madre non può non essere crocifissa. Altrimenti come potrà annunciarle la castità, i sacrifici per custodire la santità del suo corpo, aiutandola a scegliere vestiti e atteggiamenti? Coniugi e genitori, sacerdoti e catechisti, vescovi e suore, tutti sono chiamati e inviati per lasciar risplendere in loro la luce della Grazia. Se questo non avviene saranno solo dei moralisti insopportabili, e seppelliranno l'annuncio del Vangelo sotto una valanga di leggi e codici senza Spirito.
Spesso, purtroppo, come il Popolo di Israele con le sue tragiche alleanze, preferiamo appoggiarci al potere di questo mondo. E ne restiamo schiavi. Per questo, come già con la razione quotidiana di manna nel deserto, ogni mattina ci attende l'unica tunica, resa candida nel sangue dell'Agnello; ogni giorno abbiamo noi per primi bisogno della misericordia che ci fa, per Grazia, cittadini del Regno. Così, rivestiti di Cristo, possiamo annunciare il suo Vangelo a chi ci è accanto e ci attende a "casa" sua. Non possiamo esigere che escano e ci vengano a cercare, invitare, supplicare. Al contrario, siamo noi a essere inviati sino a "casa" loro: un apostolo non teme di sporcarsi e di entrare nei tuguri dove ha rinchiuso la propria vita il figlio; o di scendere nella cantina dove, per paura, si è rinchiuso il coniuge. Un apostolo, tu ed io, andiamo a "casa" di chiunque, per un servizio a domicilio che si faccia tutto a tutti, in ogni loro luogo.
E ci sediamo a tavola con loro, per ascoltarli, e condividere i loro dolori; e, con pazienza, aspettare che sia Dio a toccare il loro cuore. Forse ci vorranno giorni, mesi, anni, chi può saperlo? Un apostolo resta, comunque, con amore e misericordia laddove abita colui al quale è stato inviato. Senza giudicare, esigere, sperare nulla, ma solo annunciando il Vangelo con parole e gesti, perché è l'unico capace di "guarire i malati". Questo è il "potere" inerme che Dio ci ha donato. Il potere di chi può stare sulla Croce, che non scappa, e su di essa sa comprendere chi, invece, la Croce non la sopporta, e la deve fuggire.
Il potere dell'amore senza limiti, l'unico che può avere ragione dei "demoni", di "tutti" i demoni. Ma davvero lo crediamo? Abbiamo potere anche sul demonio più subdolo... O pensiamo, invece, che bisogna percorrere altre strade, psicologi, dialoghi, terapie di gruppo, e quant'altro. E invece la missione della Chiesa, come quella di Gesù, è un grande esorcismo: per questo non possiamo che essere crocifissi, ogni giorno, per scacciare "tutti" i demoni che si nascondono per distruggere la vita. Malattie, difficoltà, sofferenze, rifiuti, tutto ci fa missionari e vincitori: sono il legno della nostra fionda, la Croce, attraverso la quale la Parola predicata si fa autentica e credibile.
Che il Signore ci conceda un cuore che sappia guardare ogni persona come un malato che ha urgente bisogno del Medico. Questo è l'amore autentico, che ha sempre questa consapevolezza di fondo, per esperienza personale. Solo in essa ci potremo avvicinare a tutti con dolcezza, pazienza e misericordia, senza dubitare che l'annuncio del Vangelo è l'unico capace di "operare guarigioni" autentiche ed eterne.
"reblog"
Dio vi benedica.
Giuliano.
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