Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

martedì 24 settembre 2013

“Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”





Botticelli, Annunciazione a Maria 
Apri, Vergine beata, il cuore alla fede,
le labbra all'assenso,
il grembo al Creatore.
Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti
batte fuori alla porta.
Non sia, che mentre tu sei titubante,
egli passi oltre e tu debba, dolente,
ricominciare a cercare colui che ami.
Levati su, corri, apri!
Levati con la fede, corri con la devozione,
apri con il tuo assenso.
San Bernardo




Dal Vangelo secondo Lc 8,19-21
In quel tempo, andarono a trovare Gesù la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fu annunziato: “Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti”.
Ma egli rispose: “Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.

Il commento
Anche noi oggi, probabilmente, come "i suoi fratelli", desideriamo vedere il Signore vivo e all'opera nel matrimonio, nel fidanzamento, nel lavoro, nello studio. Lo "andiamo a trovare", ma sperimentiamo piuttosto la sua lontananza, proprio nelle cose più importanti e che non cambiano mai. Oggi comprendiamo il perché: una barriera ci impedisce di avvicinarlo. Tra noi e quel Gesù che la carne con i suoi desideri, progetti e speranze ci ha disegnato e presentato, vi è "la folla", la massa anonima di fatti e relazioni di cui non capiamo il senso e che ogni giorno ci lascia "fuori", come Adamo ed Eva, lontani dalla vita piena e felice del paradiso. Frustrati senza i miracoli che vogliamo, vaghiamo in cerca di cibo come il figlio prodigo, "fuori" dalla nostra casa, lontani dalla famiglia, orfani e soli: sudando, lavoriamo per pochi spiccioli, vorremmo amare, ma l'istinto egoista sporca e ferisce tutto. E dubitiamo, ogni giorno di più.
Ma la Chiesa, anche oggi, "annunzia" al Signore la nostra sofferenza; essa si accorge che siamo "fuori" perché manchiamo al suo appello, noi, gli amati fratelli di Gesù che essa ha generato, i suoi figli chiamati a darLo alla luce in questa generazione. La Chiesa ha a cuore la nostra primogenitura, che si rivela nel nostro essere "dentro" con Cristo; Egli è la Parola generata nella carne dalla Parola annunciata a Maria. "Vedere Gesù" all'opera e sperimentare il suo potere, significa proprio essere "suoi fratelli", generati dalla stessa Parola, partecipi della stessa natura, che si riceve accogliendo umilmente l'annuncio del Vangelo: "Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli" (Rm 8,28). E come l'immagine si conforma all'Originale? Ascoltandolo e contemplandolo. Anche i greci volevano vedere Gesù: era il "segno" che l' "ora" era giunta, il seme, per non restare solo, dove cadere in terra e morire... Ecco, l'ascolto ci conduce ad essere l'immagine crocifissa di Cristo, a cadere nella famiglia, al lavoro e ovunque, per morire... 


Esattamente come una madre che, per dare alla luce suo figlio, deve morire a se stessa e passare per dolori lancinanti. Per questo, siamo chiamati ad essere anche "madri" di Gesù, fecondati dalla stessa Parola che ha generato Lui nel seno di Maria. Ma questo è infinitamente più grande di ogni desiderio che la nostra carne e la nostra mente così limitate osano generare. Madri, e vedere Cristo somigliare a noi perché "quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati" (ibid). E così ogni nostra parola, ogni nostro gesto somiglieranno a quelli di Cristo; e coloro ai quali giungeranno queste parole e questi gesti, genereranno, nell'ascolto e nella contemplazione, altri fratelli a Cristo. Questa è la vita alla quale siamo chiamati, seminare e gestare il Signore in tutti e in tutto.


Non è male voler vedere Cristo, anzi. Ma c'è un cammino per giungere a contemplarlo, ed è la conversione che, invece di porre la visione della carne come meta si lascia sorprendere da una gratuità sconosciuta. La carne è un mezzo, perché Dio si è fatto carne, e con la carne giungeremo in Cielo. Ma per vedere Cristo risorto che prende dimora nella carne occorre uno sguardo diverso, trasformato dalla Grazia. Esattamente quello che accadde alla Maddalena accorsa al sepolcro. Non riconobbe il Signore sino a quando Egli, da quella carne reale eppure diversa da quella familiare a Maria, non le parlò tanto personalmente da incendiare il suo cuore. Solo allora, da quell'incandescenza innescata dalla Parola che ricordava e riannunciava un amore unico e infinito, gli occhi della Maddalena si aprirono e potè riconoscere il suo Signore. E' dunque la gratuità dell'amore che dischiude gli occhi su Gesù. E, in questo sguardo innamorato perché fisso sull'Amore, si sperimenta l'essere fratelli e madri dell'Amato desiderato. E' molto, molto di più di un semplice sguardo: è l'essere trasformati in creature nuove in una nuova e compiuta relazione con Gesù. In essa, come diceva Papa Francesco, sono importanti le lacrime, che segnano e autenticano l'apertura della carne alla Grazia: "A volte, nella nostra vita gli occhiali per vedere Gesù sono le lacrime. Tutti noi, nella nostra vita, abbiamo sentito la gioia, la tristezza, il dolore ma nei momenti più oscuri, abbiamo pianto? Abbiamo avuto quella bontà delle lacrime che preparano gli occhi per guardare, per vedere il Signore? Di fronte alla Maddalena che piange possiamo anche noi domandare al Signore la grazia delle lacrime. Piangere per tutto: per il bene, per i nostri peccati, per le grazie, per la gioia, anche. Il pianto ci prepara a vedere Gesù. E il Signore ci dia la grazia, a tutti noi, di poter dire con la nostra vita: “Ho visto il Signore”, non perché mi è apparso, ma perché “l’ho visto dentro al cuore”. E questa è la testimonianza della nostra vita: “Vivo così perché ho visto il Signore” (Omelia a Santa Marta, 2 aprile 2013).


L'ascolto dunque è lo sguardo del cuore che vede in Gesù il Signore. Non a caso, all'ascolto del primo kerygma, del primo annuncio di Pietro il giorno di Pentecoste, gli abitanti si sentirono trafiggere il cuore: in quelle parole avevano "visto" il Signore "dentro al cuore" e avevano deciso di "fare" qualcosa per rispondere a quella Notizia. E Pietro rispose che l'unica opera era credere al Messia per ricevere lo Spirito Santo che ci apre gli occhi sulla Verità; solo così potremo vivere come Lui "perché avremo visto il Signore". Questo sguardo della fede che Dio vuole donarci trapassa la "folla" di idee, pensieri, concupiscenze, ansie e nevrosi. L'ascolto umile che "fa" la volontà di Dio, che la realizza in noi perché ci consegna la Parola che ha il potere di creare, come al principio: "E Dio disse: Sia la luce e la luce fu". Così oggi, se Gesù pronuncia il tuo nome è per ricrearti nella bellezza e nella perfezione della sua somiglianza. La sua Parola si compie nel momento in cui è accolta e creduta, come accadde alla Vergine Maria, Madre e sorella di Gesù come nessun altro. Allora tutto quello che ci accade assume un aspetto e una sostanza nuova: diviene parte di una creazione che Dio rinnova ogni giorno. Questo significa che la speranza si dilata all'infinito, che non c'è situazione, per quanto compromessa, che non possa rinnovarsi e divenire feconda; non c'è relazione che debba ineluttabilmente conoscere solo la fine. Al contrario, l'ascolto apre all'obbedienza alla volontà di Dio, al bene che Egli vuole donare, al miracolo della Pasqua che vuole compiere. 


Ecco, di fronte a un matrimonio che sembra disintegrarsi, a un'amicizia ferita a morte dall'invidia e dalla gelosia, a un figlio scivolato nella droga, a questa società che, come un buco nero, sembra assorbire i giovani in uno stordimento assassino; di fronte ad ogni situazione siamo come Maria nella sua stanza a Nazaret. Certo, siamo anche "fuori" e desideriamo vedere la salvezza, ma la realtà è la nostra "umiliazione", la piccolezza e l'impotenza, la "verginità" che non può dare alla luce una nuova vita; anche noi, nonostante lo vorremmo, "non conosciamo uomo", non possiamo dare la vita e la salvezza. Ma Dio sì, a Lui nulla è impossibile: e questa è la sua volontà, questa è la Parola che attende di essere compiuta in noi. "Nulla" è impossibile al suo amore, nulla!!!! Mentre tutto è possibile, anche ora! Puoi perdonare, ora, tuo marito. Puoi scusare il vicino di casa. Puoi aprirti alla vita. Puoi lasciare quella amicizia che ti sta rovinando. Puoi abbandonare alcool o droga. Basta ascoltare davvero, e accogliere la sua Parola. 


Quanto è importante l'annuncio del Vangelo, la stoltezza di una predicazione semplice della notizia per il mondo più stolta: Cristo è risorto, e oggi ti ama infinitamente, perdona ogni tuo peccato, e ti chiama. Come ha chiamato sua Madre, come ha chiamato la Maddalena. Questa notizia è la volontà meravigliosa di Dio per ogni uomo. A noi ascoltarla, crederla, accoglierla e annunciarla a tutti coloro che, attendono la nostra obbedienza. Le stesse parole di San Bernardo ha rivolto a Maria sono oggi per noi: "Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all'assenso. Non sia, che mentre tu sei titubante, Egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a cercare colui che ami. Levati su, corri, apri! Levati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso". Leviamoci allora, e apriamo il nostro cuore a Cristo consegnandogli la nostra vita.




Dio vi benedica.

 Giuliano.

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