Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

martedì 13 gennaio 2015

- Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.

Martedì della I settimana del Tempo Ordinario




Quelle dei demoni sono parole e pensieri nostri: crediamo di ribellarci all'ingiustizia, ai fatti sgradevoli e contrari, alle persone che ci molestano, ma la verità è che resistiamo al potere del Signore, perché non lo riconosciamo all’opera nella nostra vita. Il demonio, infatti, si nasconde astutamente tra le pieghe degli eventi e di lì lascia scorrere il suo fluido malevolo camuffato nei pensieri e nelle interpretazioni, avvelenando e sporcando tutto. Egli è il nemico della Croce, e attira tutti nella stessa inimicizia. E' uno “spirito impuro”, immondo, perché impedisce il culto e la lode che sigillano il compimento della vita: facendoci scorrere dinanzi immagini distorte che occultano l'amore di Dio ci induce a mormorare e così a rifiutare la nostra storia e a negare la Croce, l'unica via alla gioia e alla gratitudine, alla pace e allo zelo. Il demonio riconosce che Gesù ha l’autorità per “rovinarlo”; proprio la ribellione rivela l’antagonismo con Colui che, a denti stretti, si ammette essere superiore. Ma riconoscere non significa accettare. Il demonio ci ha ingannato così bene da tenerci legati come cani al guinzaglio; non vogliamo che sia distrutto quello che stiamo costruendo, o smascherato quello che abbiamo acquisito, ad esempio i giudizi sulla storia e le persone. Sono anni che giudichiamo il padre, il fratello, la suocera per sentirci al sicuro di fronte all’altro, blindati nelle certezza di essere nel giusto. Su quei giudizi abbiamo fondato anni di atteggiamenti e di relazioni. Quando Gesù appare nella nostra vita, rade al suolo le mura dietro alle quali ci proteggiamo, e non lo possiamo sopportare: dovremmo umiliarci, riconoscere d’essere stati avventati pensando male con superficialità, senza conoscere e amare la storia e il cuore del fratello. Abbiamo guardato all’altro con malizia, e lo abbiamo espulso dall’Inner circle, il cerchio magico dei nostri affetti, perché fuori dal target di venerazione e sottomissione da noi richiesto. Ingannati, abbiamo creduto che il Signore fosse fuori tempo e in anticipo sulla tabella di marcia che abbiamo stabilito a priori per la nostra vita. Per questo interpretiamo come una “rovina” i fatti e le persone che ci fanno presente la Croce. Certo, il carattere del marito o della moglie, la malattia improvvisa, il licenziamento, l’infantilismo del fidanzato che ci lascia senza alcuna ragione, ci “rovinano”. Ma, se guardassimo con gli occhi della fede, ci renderemmo conto che ad andare “in rovina” è il piano demoniaco su di noi, e, ad essere crocifisso, è il nostro uomo vecchio. Oggi giunge a noi Cristo, con la sua Parola ricolma di autorità, così diversa da quella vaporosa e vana dei tanti falsi maestri. Essa è potente perché capace di compiere quello che dice e, con la sapienza della Croce, smaschera la menzogna. Viene a liberarci, “gridando” al nostro cuore di “tacere”, mentre, con le parole della Croce incarnata nelle ore e nelle persone della nostra esistenza, scaccia la mormorazione figlia dell’accusatore, per lasciar parlare in noi lo Spirito Santo. Non è certo senza dolore, come appare nel Vangelo. L'orgoglio, infatti, è un veleno che annichilisce quando muove pensieri e gesti, e “strazia” quando è scacciato dal cuore. Ne siamo talmente succubi che lo difendiamo con le unghie: quanta difficoltà, quanto “strazio” per umiliarsi e chiedere perdono, quando le lebbra sembrano sigillate con il fuoco e pesanti come macigni. Per questo, nel Signore non vi è spazio per il sentimentalismo; per “rovinare” l’opera del demonio non vi è “un prima del tempo”, perché già oggi “il tempo è compiuto”. Non si possono servire due padroni, e dove appare Cristo non vi è posto per satana. Lasciamoci amare allora, perché non è vero che non abbiamo niente a che fare con Lui. Al contrario, ogni secondo, ogni relazione, ogni pensiero e gesto, tutto di noi è stretto in una relazione indissolubile con Lui che ha, da sempre, avuto a che fare con noi in un amore infinito.
L'ANNUNCIO

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
 (Dal Vangelo secondo Marco 1,21-28)






La mormorazione scuote il nostro cuore e le nostre giornate. Tutto quanto fa saltare il banco dei nostri progetti e dei nostri schemi provoca in noi, immancabilmente, un rigurgito violento di ira e mormorazione; quel fratello, quella situazione hanno il potere di sporcare le gioie, e metterci di mal animo, nervosi, irascibili, scontenti, con la voglia di scappare e non pensare per non soffrire. "
Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? ": sono parole e pensieri nostri: crediamo di ribellarci all'ingiustizia, ai fatti sgradevoli e contrari, alle persone che ci molestano, ma la verità è che resistiamo al potere del Signore, perché non lo riconosciamo all’opera nella nostra vita. Il demonio, infatti, si nasconde astutamente tra le pieghe degli eventi e di lì lascia scorrere il suo fluido malevolo camuffato nei pensieri e nelle interpretazioni, avvelenando e sporcando tutto, occultandoci la visione di Dio incarnato. 
Egli è il nemico della Croce, e attira tutti nella stessa inimicizia. E' uno “spirito impuro”, immondo, perché impedisce il culto e la lode che sigillano il compimento della vita, sottraendo la gioia e la gratitudine, la pace e lo zelo, facendoci scorrere dinanzi immagini distorte che occultano l'amore di Dio e ci inducono a rifiutare la nostra storia e a negare la Croce. 
Il demonio riconosce che Gesù ha l’autorità per “rovinarlo”; proprio la ribellione rivela l’antagonismo con Colui che, a denti stretti, si ammette essere superiore. Ma riconoscere non significa accettare. Il demonio ci ha ingannato così bene da tenerci legati come cani al guinzaglio; non vogliamo che sia distrutto quello che stiamo costruendo, o smascherato quello che abbiamo acquisito, ad esempio i giudizi sulla storia e le persone. 
Sono anni che giudichiamo il padre, il fratello, la suocera per sentirci al sicuro di fronte all’altro, blindati nelle certezza di essere nel giusto. Su quei giudizi abbiamo fondato anni di atteggiamenti e di relazioni. Quando Gesù appare nella nostra vita, rade al suolo le mura dietro alle quali ci proteggiamo, e non lo possiamo sopportare: dovremmo umiliarci, riconoscere d’essere stati avventati pensando male con superficialità, senza conoscere e amare la storia e il cuore del fratello. 
Abbiamo guardato all’altro con malizia, e lo abbiamo espulso dall’Inner circle, il cerchio magico dei nostri affetti, perché fuori dal target di venerazione e sottomissione da noi richiesto. Abbiamo fatto del male anche ad altri, attirandoli nei nostri malevoli e gratuiti giudizi. Pur “sapendo” che scusare, perdonare, dimenticare, è l’unica via percorribile, perché Gesù ce lo ha mostrato amandoci così come siamo. 
Qualcosa dentro di noi riconosce “l’autorità” delle sue parole, perché, mentre tutti ci incoraggiano a giudicare, difenderci e affermarci, lasciandoci insoddisfatti e irritati, Lui ci ha sempre annunciato di non resistere al male, non giudicare, misurare con la stessa misura con la quale vorremmo essere misurati, e questo ci ha dato  pace e serenità: lo abbiamo sperimentato vero nella nostra vita, così Gesù ci ha amato, sempre. Ma niente, l’inganno del demonio, che ci prima ci adula e poi ci schiavizza, ha avuto la meglio.
  
Ma oggi giunge a noi Cristo, con la sua Parola ricolma di autorità, così diversa da quella vaporosa e vana dei tanti falsi maestri. Essa è potente perché capace di compiere quello che dice e, con la sapienza della Croce, smaschera la menzogna nella quale si nasconde il demonio. Ingannati, abbiamo creduto che il Signore fosse fuori tempo e in anticipo sulla tabella di marcia che abbiamo stabilito a priori per la nostra vita. 
Per questo interpretiamo come una “rovina” i fatti e le persone che ci fanno presente la Croce. Pensiamo e parliamo come il demonio, mentre proprio quello contro cui mormoriamo e da cui ci difendiamo è parte delle avanguardie del Signore, preludio alla nostra salvezza. Certo, il carattere del marito o della moglie, la malattia improvvisa, il licenziamento, l’infantilismo del fidanzato che ci lascia senza alcuna ragione, ci “rovinano”.
 Ma, se guardassimo con gli occhi della fede, ci renderemmo conto che ad andare “in rovina” è il piano demoniaco su di noi, e, ad essere crocifisso, è il nostro uomo vecchio. La Parola di Gesù ci viene a liberare, “gridando” al nostro cuore di “tacere”, mentre, con le parole della Croce incarnata nelle ore e nelle persone della nostra esistenza, scaccia la mormorazione figlia dell’accusatore, per lasciar parlare in noi lo Spirito Santo. 
E' un "grido" l'insulto del figlio, la nevrosi della moglie e la superficialità del marito. Come già con Giobbe Dio non spiega, rivela quello che ci supera e ci ridimensiona: attraverso la Croce è ridisegnata in noi la creatura, e ci accompagna a tacere, come Giobbe dinanzi alla sua piccolezza. 
In fondo ogni esorcismo è un'epifania, lo svelamento della verità che ci strappa all'orgoglio menzognero, sino a farci mettere la mano sulla bocca per smettere di mormorare, mentre finalmente gli occhi vedono Dio incarnato: "prima ti conoscevo per sentito dire, ora i miei occhi ti vedono". 
Non è certo senza dolore, come appare nel Vangelo. L'orgoglio, infatti, è un veleno che annichilisce quando muove pensieri e gesti, e “strazia” quando è scacciato dal cuore. Ne siamo talmente succubi che lo difendiamo con le unghie: quanta difficoltà, quanto “strazio” per umiliarsi e chiedere perdono, quando le lebbra sembrano sigillate con il fuoco e pesanti come macigni. 
Per questo, nel Signore non vi è spazio per il sentimentalismo; per “rovinare” l’opera del demonio non vi è “un prima del tempo”, perché già oggi “il tempo è compiuto”. Non si possono servire due padroni, e dove appare Cristo non vi è posto per satana
Lasciamoci amare allora, perché non è vero che non abbiamo niente a che fare con Lui. Al contrario, ogni secondo, ogni relazione, ogni pensiero e gesto, tutto di noi è stretto in una relazione indissolubile con Lui che ha, da sempre, avuto a che fare con noi. Siamo stati creati in Lui, gli apparteniamo, e la nostra unica felicità è la libertà di vivere in Lui, come Lui, per Lui. 
Uniti a Cristo possiamo caricarci del giogo leggero della Croce, discernendo in ogni momento l’avvento puntuale del Signore e, così, con Lui perdonare e umiliarci davanti al fratello, vivere nel santo “timore” dei figli di Dio, e sperimentare la pace che il demonio, la carne e il mondo ci vogliono strappare. 



                                             Card. Joseph Ratzinger 

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