Omelia pronunciata dal Santo Padre
Santa Messa nell’area dell’aeroporto internazionale di Tacloban. Omelia pronunciata dal Santo Padre Sala stampa della Santa Sede [Text:Italiano, Español, English, Français, Português]Questa mattina Papa Francesco ha lasciato Manila per recarsi - a bordo di un aereo A302 delle Philippine Airlines - a Tacloban City, capoluogo dell’Isola di Leyte che nel novembre del 2013 fu devastata dal tifone Yolanda-Haiyan. In considerazione delle cattive condizioni del tempo a Tacloban dovute all’avvicinarsi di una tempesta tropicale, la partenza è avvenuta alle 7.30, con un anticipo di 45 minuti sul programma.Accolto al Suo arrivo da S.E. Mons. John F. Du, Arcivescovo di Palo, (nella cui giurisdizione ricade il capoluogo) dal Governatore di Leyte e dai Sindaci di Tacloban e di Palo, alle ore 9 il Santo Padre ha presieduto, nell’area adiacente all’aeroporto internazionale, la Celebrazione Eucaristica alla quale hanno partecipato, nonostante il forte vento e la pioggia, numerosi fedeli dell’Isola così duramente colpita quattordici mesi fa dal super-tifone che ha provocato enormi danni e oltre diecimila morti. .Nel corso della Santa Messa, dopo la proclamazione del Vangelo, lasciando da parte il testo preparato, Papa Francesco ha rivolto ai presenti una breve omelia a braccio, in lingua spagnola. Di seguito pubblichiamo l’omelia pronunciata dal Papa, con la preghiera dopo la Comunione.ItalianoNella prima Lettura abbiamo ascoltato che abbiamo un grande sacerdote che è capace di compatire le nostre debolezze, perché è stato Lui stesso provato in ogni cosa eccetto il peccato (cfr Eb 4,15). Gesù è come noi. Gesù ha vissuto come noi. E’ uguale a noi in tutto, in tutto tranne nel peccato, perché Egli non era peccatore. Ma per essere più uguale a noi si è rivestito, ha preso su di sé i nostri peccati. Si è fatto peccato (cfr 2 Cor 5,21)! E questo lo dice san Paolo che lo conosceva molto bene. E Gesù va davanti a noi sempre, e quando noi passiamo attraverso qualche croce, Lui è già passato prima.E se oggi tutti noi ci siamo radunati qui, 14 mesi dopo che è passato il Tifone Yolanda, è perché abbiamo la certezza che non saremo delusi nella fede, perché Gesù è passato prima. Nella sua passione Egli ha preso su di sé tutte le nostre sofferenze. E quando – permettetemi questa confidenza – quando io ho visto da Roma questa catastrofe, ho sentito che dovevo venire qui. Quel giorno, in quei giorni ho deciso di fare il viaggio qui. Ho voluto venire per stare con voi - un po’ tardi mi direte, è vero, ma sono qui.Sono qui per dirvi che Gesù è il Signore, che Gesù non delude. “Padre – mi può dire uno di voi – a me ha deluso perché ho perso la casa, ho perso quello che avevo, sono malato…”. E’ vero questo che mi dici, e io rispetto i tuoi sentimenti; ma Lo vedo lì inchiodato, e da lì non ci delude! Egli è stato consacrato Signore su quel trono, e lì è passato per tutte le calamità che noi abbiamo. Gesù è il Signore! Ed è il Signore dalla Croce, là ha regnato! Per questo Egli è capace di comprenderci, come abbiamo ascoltato nella prima Lettura: si è fatto in tutto uguale a noi. Per questo abbiamo un Signore che è capace di piangere con noi, è capace di accompagnarci nei momenti più difficili della vita.Molti di voi hanno perso tutto. Io non so che cosa dirvi. Lui sì, sa che cosa dirvi! Molti di voi hanno perso parte della famiglia. Solamente rimango in silenzio, vi accompagno con il mio cuore in silenzio…Molti di voi si sono domandati guardando Cristo: “Perché Signore?”. E ad ognuno il Signore risponde nel cuore, dal suo cuore. Io non ho altre parole da dirvi. Guardiamo Cristo: Lui è il Signore, e Lui ci comprende perché è passato per tutte le prove che ci hanno colpito. E insieme a Lui crocifisso stava la madre. Noi siamo come quel bimbo che sta laggiù: nei momenti di dolore, di pena, nei momenti in cui non capiamo niente, nei momenti in cui vogliamo ribellarci, ci viene solo da tendere la mano e aggrapparci alla sua sottana e dirle: “Mamma!”. Come un bambino che quando ha paura dice: “Mamma!”. E’ forse l’unica parola che può esprimere quello che sentiamo nei momenti bui: “Madre! Mamma!”.Facciamo insieme un momento di silenzio. Guardiamo al Signore: Lui può comprenderci perché è passato per tutte queste cose. E guardiamo a nostra Madre, e come il bimbo che sta laggiù aggrappiamoci alla sua sottana e con il cuore diciamole: “Madre!”. In silenzio facciamo questa preghiera, ciascuno le dica ciò che sente…[silenzio]Non siamo soli, abbiamo una madre. Abbiamo Gesù nostro fratello maggiore. Non siamo soli. E abbiamo anche tanti fratelli che, nel momento della catastrofe, sono venuti ad aiutarci. E anche noi ci sentiamo più fratelli... noi che ci siamo aiutati gli uni gli altri.Questo è tutto quello che mi viene da dirvi. Perdonatemi se non ho altre parole. Ma siate sicuri che Gesù non delude. Siate sicuri che l’amore e la tenerezza di nostra Madre non delude. E attaccati a lei come figli e con la forza che ci dà Gesù nostro fratello maggiore andiamo avanti. E come fratelli camminiamo. Grazie!Dopo la ComunioneAbbiamo celebrato la passione, la morte e la risurrezione di Cristo. Gesù ci ha preceduto in questo cammino e ci accompagna in ogni momento in cui ci riuniamo a pregare e celebrare. .Grazie, Signore, di essere oggi con noi. Grazie, Signore, di condividere le nostre sofferenze. Grazie, Signore, di darci speranza. Grazie, Signore, per la tua grande misericordia. Grazie, Signore, perché hai voluto essere come uno di noi. Grazie, Signore, perché sei sempre vicino a noi, anche nei momenti di croce. Grazie, Signore, perché ci dai la speranza. Signore, che non ci rubino la speranza! Grazie, Signore, perché nel momento più buio della tua vita, sulla croce, ti sei ricordato di noi e ci hai lasciato una madre. Grazie, Signore, di non averci lasciati orfani
.SpagnoloEn la primera Lectura, escuchamos que se dice que tenemos un gran sacerdote que es capaz de compadecerse de nuestras debilidades, que fue probado en todo como nosotros, excepto en el pecado (cf. Heb 4,15). Jesús es como nosotros. Jesús vivió como nosotros. Es igual a nosotros en todo. En todo, menos en el pecado, porque Él no era pecador. Pero para ser más igual a nosotros se vistió, asumió nuestros pecados. ¡Se hizo pecado! Y eso lo dice Pablo, que lo conocía muy bien. Y Jesús va delante nuestro siempre, y cuando nosotros pasamos por alguna cruz, Él ya pasó primero. Y, si hoy todos nosotros nos reunimos aquí, 14 meses después que pasó el tifón Yolanda, es porque tenemos la seguridad de que no nos vamos a frustrar en la fe, porque Jesús pasó primero. En su pasión, Él asumió todos nuestros dolores y, – permítanme esta confidencia – cuando yo vi desde Roma esta catástrofe, sentí que tenía que estar aquí. Ese día, esos días, decidí hacer el viaje aquí. Quise venir para estar con ustedes. Un poco tarde, me dirán; es verdad, pero estoy.Estoy para decirles que Jesús es el Señor, que Jesús no defrauda. Padre, – me puede decir uno de ustedes –, a mí me defraudó, porque perdí mi casa, perdí lo que tenía, estoy enfermo. Es verdad eso que me decís y yo respeto tus sentimientos; pero lo miro ahí clavado y desde ahí no nos defrauda. Él fue consagrado Señor en ese trono y ahí pasó por todas las calamidades que nosotros tenemos. ¡Jesús es el Señor! Y es Señor desde la cruz; ahí reinó. Por eso, Él es capaz de entendernos, como escuchamos en la primera Lectura: Se hizo en todo igual a nosotros. Por eso tenemos un Señor que es capaz de llorar con nosotros, que es capaz de acompañarnos en los momentos más difíciles de la vida.Tantos de ustedes han perdido todo. Yo no sé qué decirles. ¡Él sí sabe qué decirles! Tantos de ustedes han perdido parte de la familia. Solamente guardo silencio, los acompaño con mi corazón en silencio…Tantos de ustedes se han preguntado mirando a Cristo: ¿Por qué, Señor? Y, a cada uno, el Señor responde en el corazón, desde su corazón. Yo no tengo otras palabras que decirles. Miremos a Cristo: Él es el Señor, y Él nos comprende porque pasó por todas las pruebas que nos sobrevienen a nosotros.Y junto a Él en la cruz estaba la Madre. Nosotros somos como ese chico que está allí abajo, que en los momentos de dolor, de pena, en los momentos que no entendemos nada, en los momentos que queremos rebelarnos, solamente nos viene tirar la mano y agarrarnos de su pollera, y decirle: “¡Mamá!”, como un chico que, cuando tiene miedo, dice: “¡Mamá!”. Es quizás la única palabra que puede expresar lo que sentimos en los momentos oscuros: ¡Madre!, ¡Mamá! Hagamos juntos un momento de silencio, miremos al Señor. Él puede comprendernos porque pasó por todas las cosas. Y miremos a nuestra Madre y, como el chico que está abajo, agarrémonos de la pollera y con el corazón digámosle: “Madre”. En silencio, hagamos esta oración, cada uno dígale lo que siente…No estamos solos, tenemos una Madre, tenemos a Jesús, nuestro hermano mayor. No estamos solos. Y también tenemos muchos hermanos que, en el momento de catástrofe, vinieron a ayudarnos. Y también nosotros nos sentimos más hermanos… que nos hemos ayudado unos a otros.Esto es lo único que me sale decirles. Perdónenme si no tengo otras palabras. Pero tengan la seguridad de que Jesús no defrauda; tengan la seguridad que el amor y la ternura de nuestra Madre no defrauda. Y, agarrados a ella como hijos y con la fuerza que nos da Jesús nuestro hermano mayor, sigamos adelante. Y como hermanos, caminemos. Gracias.Después de la Comunión:Acabamos de celebrar la pasión, la muerte y la resurrección de Cristo. Jesús nos precedió en este camino y nos acompaña en cada momento que nos reunimos a orar y celebrar.Gracias, Señor, por estar hoy con nosotros. Gracias, Señor, por compartir nuestros dolores. Gracias, Señor, por darnos esperanza. Gracias, Señor, por tu gran misericordia. Gracias, Señor, porque quisiste ser como uno de nosotros. Gracias, Señor, porque siempre estás cercano a nosotros, aun en los momentos de cruz. Gracias, Señor, por darnos la esperanza. Señor, que no nos roben la esperanza. Gracias, Señor, porque en el momento más oscuro de tu vida, en la cruz, te acordaste de nosotros y nos dejaste una Madre, tu Madre. Gracias, Señor, por no dejarnos huérfanos. IngleseIn the first reading, we heard that we have a great priest capable of sympathizing with out weakness, who in every respect has been tempted as we are… (cf. Heb 4:15). Jesus is like us. Jesus lived as we do.He is like us in everything. In everything but sin, for he was not a sinner. But to be even more like us, he took upon himself our sins. He became sin! This is what Paul tells us, and it was something that he knew well. Jesus goes before us always; when we experience any kind of cross, he was already there before us.If today all of us are gathered here, fourteen months after the passage of Typhoon Yolanda, it is because we are certain that we will not be disappointed in our faith, for Jesus has gone before us. In his passion he took upon himself all of our sorrows, and… Let me tell you something personal – when I witnessed his disaster from Rome, I felt that I had to be here. That is when I decided to come here. I wanted to come to be with you. Maybe you will tell me that I came a little late; that is true, but here I am!I am here to tell you that Jesus is Lord; that Jesus does not disappoint. “Father”, one of you may tell me, “he disappointed me because I lost my house, I lost everything I had, I am sick”. What you say is true and I respect your feelings, but I see him there, nailed to the cross, and from there he does not disappoint us. He was consecrated Lord on that throne, and there he experienced all the disasters we experience. Jesus is Lord! And he is Lord from the cross, from there he reigned. That is why, as we heard in the first reading, he can understand us: he became like us in every way. So we have a Lord who is able to weep with us, who can be at our side through life’s most difficult moments.So many of you have lost everything. I do not know what to tell you. But surely he knows what to tell you! So many of you have lost members of your family. I can only be silent; I accompany you silently, with my heart…Many of you looked to Christ and asked: Why, Lord? To each of you the Lord responds from his heart. I have no other words to say to you. Let us look to Christ: he is the Lord, and he understands us, for he experienced all the troubles we experience.With him, beneath the cross, is his Mother. We are like that child who stands down there, who, in times of sorrow and pain, times when we understand nothing, times when we want to rebel, can only reach out and cling to her skirts and say to her: “Mother!” Like a little child who is frightened and says: “Mother”. Perhaps that is the only word which can express all the feelings we have in those dark moments: Mother!Let us be still for a moment and look to the Lord. He can understand us, for he experienced all these things. And let us look to our Mother, and like that little child, let us reach out, cling to her skirts and say to her in our hearts: “Mother”. Let us make this prayer in silence; let everyone say it whatever way he or she feels…We are not alone; we have a Mother; we have Jesus, our older brother. We are not alone. And we also have many brothers and sisters who, when the disaster struck, came to our assistance. We too feel more like brothers and sisters whenever we help one another, whenever we help each other.This is all that I feel I have to say to you. Forgive me if I have no other words. But be sure that Jesus does not disappoint us; be sure that the love and tenderness of our Mother does not disappoint us. Clinging to her as sons and daughters with the strength which Jesus our brother gives us, let us now move forward. As brothers and sisters, let us take up our journey. Thank you!After CommunionWe have just celebrated the passion, death and resurrection of Christ.Jesus has gone before us on this journey and he is with us whenever we gather to pray and celebrate.Thank you, Lord, for being with us here today. Thank you, Lord, for sharing our sorrows.Thank you, Lord, for giving us hope. Thank you, Lord, for your great mercy. Thank you, Lord, because you wanted to be like one of us. Thank you, Lord, because you keep ever close to us, even when we carry our crosses. Thank you, Lord, for giving us hope. Lord, may no one rob us of hope! Thank you, Lord, because in the darkest moment of your own life, on the cross, you thought of us and you left us a mother, your mother. Thank you Lord for not leaving us orphans! Francese Dans la première lecture, nous avons entendu que nous avons un grand prêtre capable de compatir à nos faiblesses, parce qu’il a été lui-même éprouvé en toute chose, excepté le péché (cf. Hb 4, 15). Jésus est comme nous. Jésus a vécu comme nous. Il est égal à nous en tout ; en tout excepté le péché, parce qu’il n’était pas pécheur. Mais pour être encore plus égal à nous, il s’est revêtu, il a pris sur lui nos péchés. Il s’est fait péché (cf. 2 Co 5, 21) ! C’est saint Paul que le dit, lui qui le connaissait très bien. Jésus nous précède toujours, et quand nous traversons des croix, il est déjà passé devant.Et si aujourd’hui nous sommes rassemblés ici, quatorze mois après le passage du typhon Yolanda, c’est parce que nous avons la certitude que nous ne serons pas déçus dans la foi, parce que Jésus est passé devant. Dans sa passion, il a pris sur lui toutes nos souffrances. Et quand – permettez-moi cette confidence – quand j’ai vu, de Rome, cette catastrophe, j’ai senti que je devais venir ici. Ce jour là, j’ai décidé de faire le voyage ici. J’ai voulu venir pour être avec vous – un peu tard, me direzvous, c’est vrai, mais je suis là.Je suis là pour vous dire que Jésus est le Seigneur, que Jésus ne déçoit pas. L’un de vous peut me dire : « père, il m’a déçu par ce que j’ai perdu ma maison, j’ai perdu ce que j’avais, je suis malade…”. C’est vrai ce que tu me dis, et je respecte tes sentiments ; mais je le vois là, cloué sur la croix, et de là, il ne nous déçoit pas ! Il a été consacré Seigneur sur ce trône, et il est passé là pour toutes nos calamités. Jésus est le Seigneur ! Et il est le Seigneur de la Croix ; il a régné là ! Pour cette raison il est capable de nous comprendre, comme nous l’avons entendu dans la première lecture : il s’est fait en tout égal à nous. C’est pourquoi nous avons un Seigneur capable de pleurer avec nous, capable de nous accompagner dans les moments les plus difficiles de la vie.Beaucoup parmi vous ont tout perdu. Je ne sais pas quoi vous dire. Lui, si, il sait quoi vous dire ! Beaucoup parmi vous ont perdu une partie de leur famille. Restons simplement en silence, je vous accompagne par le coeur en silence…Beaucoup parmi vous se sont demandés en regardant le Christ : “ Pourquoi, Seigneur ? ” Et à chacun, le Seigneur répond par le coeur. Je n’ai pas d’autres paroles à vous dire. Regardons le Christ : il est le Seigneur, et il nous comprend parce qu’il est passé par toutes les épreuves qui nous ont frappés.Et avec Lui, crucifié, il y avait la mère. Nous sommes comme cet enfant qui est là-bas : dans les moments de douleur, de peine, dans les moments où nous ne comprenons rien, dans les moments où nous voulons nous révolter, il nous faut seulement tendre la main et nous accrocher à sa jupe et lui dire : “ Maman ! ”. Comme un enfant qui dit : “ Maman ! ” lorsqu’il a peur. C’est peut-être la seule parole qui peut exprimer ce que nous éprouvons dans ces moments sombres : “ Mère ! Maman ! ”Faisons ensemble un moment de silence. Regardons le Seigneur : il peut nous comprendre parce qu’il est passé par toutes ces choses. Et regardons notre Mère, et, comme l’enfant qui est là-bas, accrochons-nous à sa jupe et disons-lui de tout notre coeur : “ Mère ! ” En silence, faisons cette prière, que chacun lui dise ce qu’il sent…[Silence]Nous ne sommes pas seuls, nous avons une mère. Nous avons Jésus notre frère aîné. Nous ne sommes pas seuls. Et nous avons aussi beaucoup de frères qui, au moment de la catastrophe, sont venus nous aider. Et ainsi, nous nous sentons davantage frères en nous aidant ; parce que nous nous sommes aidés les uns les autres.C’est tout ce que j’ai envie de vous dire. Pardonnez-moi si je n’ai pas d’autres paroles. Mais soyez sûrs que Jésus ne déçoit pas. Soyez sûrs que l’amour et la tendresse de notre Mère ne déçoivent pas. Et, accrochés à elle comme des enfants, et avec la force que nous donne Jésus notre frère aîné, allons de l’avant. Et marchons comme des frères. Merci !Après la communionNous avons célébré la passion, la mort et la résurrection du Christ. Jésus nous a précédés sur ce chemin et nous accompagne chaque fois que nous nous réunissons pour prier et célébrer.Merci, Seigneur, d’être aujourd’hui avec nous. Merci, Seigneur, de partager nos souffrances. Merci, Seigneur, de nous donner l’espérance. Merci, Seigneur, pour ta grande miséricorde. Merci, Seigneur, parce que tu as voulu être comme l’un de nous. Merci, Seigneur, parce que tu es toujours plus proche de nous, également dans nos moments de croix. Merci, Seigneur, parce que tu nous donnes l’espérance. Seigneur, ne nous laisse pas voler l’espérance ! Merci, Seigneur, parce que dans les moments les plus sombres de ta vie, sur la croix, tu t’es souvenu de nous et tu nous a laissé une Mère. Merci, Seigneur, de ne pas nous avoir laissés orphelins.Português Ouvimos, na primeira Leitura, que temos um grande sacerdote que é capaz de Se compadecer das nossas fraquezas, pois Ele mesmo foi provado em todas as coisas, excepto no pecado (cf. Heb 4, 15). Jesus é como nós. Jesus viveu como nós. É igual a nós em tudo; em tudo, excepto no pecado, porque Ele não era pecador. Mas, para ser mais igual a nós, revestiu-Se, tomou sobre Si os nossos pecados. Fez-Se pecado (cf. 2 Cor 5, 21): é São Paulo quem no-lo diz e ele conhecia Jesus muito bem. E Jesus sempre nos precede: quando nós passamos através de alguma cruz, Ele já passou antes.E, se hoje nos encontramos todos nós reunidos aqui, 14 meses depois de ter passado o tufão Yolanda, é porque temos a certeza de que não seremos desiludidos na fé, porque Jesus passou antes. Na sua paixão, tomou sobre Si todos os nossos sofrimentos. E quando – deixai que vos faça uma confidência – quando de Roma vi esta catástrofe, senti que devia vir aqui. Naqueles dias, decidi viajar até aqui. Quis vir estar convosco. Um pouco tarde: dir-meeis. É verdade, mas estou aqui.Estou aqui para vos dizer que Jesus é o Senhor, que Jesus não desilude. «Padre – pode dizer-me um de vós -, a mim desiludiume porque perdi a casa, perdi aquilo que tinha, estou doente...». É verdade isto que me dizes, e eu respeito os teus sentimentos; mas olho para Ele ali pregado, e dali não nos desilude. Ele foi consagrado Senhor naquele trono, e lá passou por todas as calamidades que nós temos. Jesus é o Senhor! E é o Senhor a partir da Cruz; lá reinou! Por isso, Ele é capaz de compreender-nos, como ouvimos na primeira Leitura: fez-Se em tudo igual a nós. Por isso, temos um Senhor que é capaz de chorar connosco, é capaz de nos acompanhar nos momentos mais difíceis da vida.Muitos de vós perderam tudo. Eu não sei o que dizer-vos. Mas Ele sim; Ele sabe o que dizer-vos! Muitos de vós perderam parte da família. Eu sei apenas permanecer em silêncio, acompanho-vos com o meu coração em silêncio... Muitos de vós se puseram esta pergunta olhando para Cristo: «Porquê Senhor?». E o Senhor responde a cada um a partir do seu coração. Eu não tenho outras palavras, para vos dizer. Olhemos para Cristo: Ele é o Senhor e Ele compreende-nos, porque passou por todas as provas que nos atingiram.E, junto d’Ele crucificado, estava a Mãe. Nós somos como a criança que está no chão: nos momentos de aflição, de pena, nos momentos em que não compreendemos nada, nos momentos em que temos vontade de nos rebelar, só nos apetece estender a mão e agarrar-nos ao seu avental e dizer-Lhe: «Mamã!» Como uma criança que, quando tem medo, diz: «Mamã!» É talvez a única palavra que pode exprimir o que sentimos nos momentos escuros: «Mãe! Mamã!».Façamos, juntos, um momento de silêncio. Olhemos para o Senhor: Ele pode compreender-nos, porque passou por todas estas coisas. E olhemos para a nossa Mãe, e como a criança que está no chão agarremo-nos ao seu avental e, com o coração, digamos-Lhe: «Mãe». Façamos, em silêncio, esta oração; cada um diga-Lhe o que sente.[silêncio]Não estamos sozinhos, temos uma Mãe. Temos Jesus, nosso irmão mais velho. Não estamos sozinhos. Temos também tantos irmãos que, no momento da catástrofe, vieram ajudar-nos. E também nós nos sentimos mais irmãos, ajudando-nos, porque nos ajudámos uns aos outros.Isto é tudo o que me ocorre dizer-vos. Perdoai-me se não tenho outras palavras. Mas tende a certeza que Jesus não desilude. Tende a certeza que o amor e a ternura da nossa Mãe não desiludem. E, agarrados a Ela como filhos e com a força que nos dá Jesus, nosso irmão mais velho, vamos para diante. Caminhemos como irmãos. Obrigado.Depois da ComunhãoCelebrámos a paixão, a morte e a ressurreição de Cristo. Jesus precedeu-nos neste caminho e acompanha-nos sempre que nos reunimos para rezar e celebrar.Obrigado, Senhor, por estardes connosco hoje. Obrigado, Senhor, por compartilhardes os nossos sofrimentos. Obrigado, Senhor, por nos dardes esperança. Obrigado, Senhor, pela vossa grande misericórdia. Obrigado, Senhor, porque quisestes ser como um de nós. Obrigado, Senhor, porque estais sempre junto de nós, mesmo nos momentos de cruz. Obrigado, Senhor, porque nos dais a esperança. Senhor, que não nos roubem a esperança! Obrigado, Senhor, porque na cruz, no momento mais escuro da vossa vida, Vos lembrastes de nós e nos deixastes uma Mãe. Obrigado, Senhor, por não nos terdes deixado órfãos.
Il dovere di rispettare dignità personale e fedi
Avvenire
(Fulvio De Giorgi) Le dichiarazioni di papa Francesco hanno colpito: quasi come... un pugno mediatico, verrebbe da dire. Egli ha affermato: non si può prendere in giro la religione di un altro, non va bene; ogni religione ha dignità e io non posso prenderla in giro; nella libertà di espressione ci sono limiti. Quasi rispondendogli, il ministro della giustizia francese Christiane Taubira ha dichiarato: la Francia è il Paese di Voltaire e dell’irriverenza; abbiamo il diritto di ironizzare su tutte le religioni. La riflessione si impone, stimolata da queste lapidarie dichiarazioni. Sgombriamo il campo da un equivoco: il «pugno» evocato dal Papa non era – ovviamente – un invito alla violenza da parte delle religioni offese. Il senso complessivo (se si ascolta tutto il discorso) era esattamente l’opposto: deridere le religioni è dare un pugno e provocare una reazione anche se sappiamo che «non si può reagire violentemente». Gli integralisti, i fondamentalisti, i violenti – come dimostrano le guerre di religione del passato – ci sono stati e ci sono ancora in tutti i campi: nel campo cristiano (non solo cattolico, ovviamente), nel campo islamico e nel campo ateo (comprendendo in tale espressione antiteismo, agnosticismo, antireligionismo e anticlericalismo). Gli esempi storici sono innumerevoli. Ma oggi, davanti ai tragici fatti di Parigi, possiamo cercare di individuare le basi fondamentali per un dialogo che abbia in vista il bene comune della civiltà europea? È evidente che ci deve essere un accordo di fondo condiviso, un “contratto sociale”. E una negoziazione democratica, in vista di libertà, uguaglianza e fraternità. I cristiani e gli atei chiedono agli islamici (sia chiaro: a tutti gli islamici, non solo ad alcuni, quasi si volesse dall’esterno dividerli) di condannare l’omicidio e la violenza, fatti in nome della religione, come “guerra di fede” o come difesa violenta dell’onore. L’uguaglianza (civile) tra gli esseri umani postula che nessuno abbia il diritto di uccidere un altro. E i terroristi di Parigi e in tutto il mondo non sono religiosi, ma barbari assassini. Gli atei chiedono ai cristiani e agli islamici di accettare la libertà di opinione, di espressione e di stampa. Chi rifiuta le religioni, chi le considera un male da superare, chi le ritiene responsabili di inoculare nel cuore umano il germe dell’intolleranza e perciò della violenza deve potersi esprimere: ne ha pieno diritto. La libertà (civile) postula che nessuno abbia il diritto di impedire all’altro di esprimere le proprie idee. I cristiani e gli islamici chiedono agli atei di rifiutare la derisione del sentimento religioso, di accettare, cioè, che non si può considerare un bene comune il ridicolizzare ciò che altri venerano, nel loro cuore, come sacro. La fraternità (civile) postula il rispetto dei sentimenti altrui in quanto avvertiti come essenza della propria personalità. Si può accettare che, in una seria e ponderata riflessione antireligiosa, l’argomentazione assuma la forma retorica dell’ironia. E altrettanto potrà fare l’argomentazione contraria e opposta a quella antireligiosa. Entrambe potranno liberamente esprimersi e, auspicabilmente, confrontarsi in modo aperto e leale, anche con socratica ironia. Ma che senso ha l’offesa gratuita e lo sprezzo derisorio del sentimento religioso altrui? Le barzellette blasfeme o le vignette pornografiche su Dio costruiscono solidarietà interculturale e interreligiosa? Sono segno di civiltà tollerante, così da proporle nelle scuole pubbliche, o sono segno di inciviltà intollerante così da non ammetterle nelle scuole e nello spazio pubblico? C’è al fondo la questione dell’uguaglianza in dignità personale. In Italia la Costituzione dice (art. 3) che tutti i cittadini non solo sono uguali davanti alla legge, ma hanno anche pari dignità sociale senza distinzione di sesso, di razza, di religione. Si può accettare che si ridicolizzi e si prenda in giro l’identità sessuale di una persona? E il colore della sua pelle? E la fede religiosa del suo cuore?
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