Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

domenica 4 gennaio 2015

Prepararsi all’Epifania - "Sono sempre rimasta fedele alla mia meraviglia:



Davanti a quel bambino...!


Alda Merini> AFORISMI

"Sono sempre rimasta fedele 
alla mia meraviglia: 
mi meraviglio di un peccato impunito 
e della grazia inattesa." 
A.Merini  ilfoglio

La festa dell’Epifania
– 6 Gennaio -

                                         Mt 2,1-12
Giorgione-Ladorazione-dei-Magi
La festa dell’Epifania è segnata da sempre nel nostro immaginario da questo racconto, il racconto dei Magi venuti dall’Oriente, un racconto che imbeve di fascino questa festa.
Oggi, diventati adulti, forse riusciamo a intuire che questa non è nuda cronaca, narrazione oggettiva. Ci sembra invece di capire che qui Matteo rielabora materiali diversi e costruisce un bellissimo midrash che non è solo storia di magi, ma storia di uomini e donne di tutti i tempi. E il racconto diventa ancor più importante, emozionante, perché vi leggiamo anche un pezzo della nostra storia. Senza nome i Magi, perché potrebbero avere il nostro nome.
Festa della luce l’Epifania, di questa luce che irraggia sui nostri volti, come un giorno sui Magi: prima la luce era nel brivido dei loro occhi che bucavano le notti, poi al ritorno, ancora nelle notti, la luce era dilagata sui volti.
Storia di cammini e di domande, la loro e la nostra storia. Lunghi, estenuanti cammini: “da Oriente!” e anche qui non c’è un nome. È l’oriente dell’umanità, è l’oriente di ogni donna e di ogni uomo. Come nasci, donna o uomo, come nasci porti con te la domanda: “dov’è?”. Perché non ti basta nascere: è vero, vieni alla luce, ma subito ti chiedi dov’è la luce che non tramonta, la luce che irraggia nei nostri cuori. Pensate come tanta storia -forse la storia più vera – dell’umanità sia dentro questa domanda: dov’è? Dov’è per noi una felicità, la promessa che non appassisce, la via per una terra dove dimori la pace e la giustizia, dov’è la soglia dei cieli nuovi e della terra nuova, dov’è la fonte dell’acqua viva, quella che placa la sete del cuore?
E pensate quanto cercare, quanto indagare nei cieli e nei libri, dietro questa domanda: dov’è? E quante terre attraversate dai singoli e dall’umanità, terre che ti hanno fatto sussultare il cuore, quasi fossi arrivato. Ma poi la disarmante verità delle parole del poeta: “tutte le cose portano scritto: “più in là”“. E dunque: “incontenibile andare di monte in monte inquieti dietro un mistero che sempre ti seduce da un’altra valle”.
Per fortuna c’è una cometa, che attraversa tutti i cieli: tutti i cieli e tutte le terre. Non l’hanno inventata gli uomini. A me piace pensare che sia la coscienza, la coscienza di ogni donna e di ogni uomo, il chiarore di questa coscienza. E tu naviga dietro questo chiarore. Non lasciarti sedurre da altre luci, scintillanti ma vuote, che attraversano oggi i cieli: sono fuochi fatui, sono meteore, sono maschere del nulla.
Nel racconto – dobbiamo pur dirlo, non possiamo nascondercelo – non fanno una gran bella figura le autorità, né quelle politiche – Erode -, né quelle religiose e culturali – sacerdoti e scribi -. L’autorità politica ha in sospetto le parole nuove; ha privilegi, consolidati, da difendere. Le autorità religiose, come diceva Gesù, dicono e non fanno. Da nomadi – nomadi di Dio – sono diventati sedentari, sedentari dello spirito. Hanno ucciso – i religiosi – il “dov’è?”, l’hanno ucciso dentro di loro. A loro volta i potenti di turno tentano di uccidere il Bambino, perché è una Parola nuova, pericolosa. Ma non sanno che, come un giorno Dio salvò il piccolo Mosè, destinato alla morte, dalle acque del Nilo, così ora Dio salva il suo Figlio da una morte annunciata.
Strano mistero, comunque, sempre strano e sconcertante: perché arrivino i lontani e non i vicini, quelli che dovrebbero arrivare. Forse perché loro s’aspetterebbero qualcosa di più dal loro Dio, uno spettacolo diverso e non questa disarmante umanità e un silenzio. Ancora una volta: un uomo, una donna, un bambino, il Figlio di Dio, e un silenzio in cui adorare. Troppo poco per muoversi. In loro non abita più la domanda: dov’è?
Mi è ritornato alla mente il passaggio d’una lettera spedita dal Nicaragua il 28 dicembre 1999. Parla della Notte di Natale a El Bonete. “Più tardi” -dice la lettera- “davanti al Presepe e all’immagine della Purissima, suor Anna ha praticamente sostituito il prete che qui a El Bonete non c’è e quello che dovrebbe venire si rifiuta perché il luogo “è polveroso, povero e non c’è la chiesa”. In realtà mancano le case e molte altre cose. Suor Anna legge il Vangelo e lo commenta, tiene un’omelia, fa intervenire la gente con preghiere e riflessioni. Molti canti, accompagnati da Cristino, un contadino musicista, che suona la chitarra. Suor Anna ha parlato del significato religioso della nascita di Gesù, paragonando poi la vita del Bambinello e dei suoi genitori con quella di tante famiglie di El Bonete. Noi guardavamo le giovani madri sedute davanti a lei, con in braccio il figlio più piccolo da allattare. Un quadro realistico dell’evento natalizio. Sopra di noi un cielo blu trapuntato di stelle luminosissime”.
Proprio così: “La stella” – è scritto nei vangeli – “si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino”.

Don Angelo Casati



Epifania, la festa del desiderio
che non si arrende
Per strada

Oggi è la festa del desiderio che non si arrende, la festa che vede protagonisti alcuni cercatori che passano il proprio tempo a scoprire nuove teorie e a verificarle. Oggi è la festa dell’essenza dell’essere umano che, in fondo, spogliato di ogni condizionamento, si riscopre, semplicemente, un cercatore… Dio nasce viandante, accolto in una grotta, solo dei personaggi ambigui, i pastori, si accorgono della sua nascita, due anziani devoti e scoraggiati, Simeone e Anna, riconoscono nel Tempio la luce delle nazioni e, oggi, sono gli atei i primi a riconoscere in quel bambino l’Assoluto di Dio.

Magi e maghetti
I Magi non sono né tre né re, come recita il proverbio popolare; i magoi, probabilmente, hanno a che fare con il mondo persiano, iranico e con la fede zoroastriana. Anch’essi attendevano un Salvatore, anch’essi sperimentavano la divisione fra bene e male, fra luce e tenebra, anch’essi, come molti, nell’antichità, legavano eventi astrali ad eventi storici. E desiderano capire cosa ha a che fare una stella con i loro vicini ebrei, conosciuti dal tempo del re Ciro e da lui benevolmente protetti in quel di Babilonia. Si mettono in strada per cercare il re alla corte di Erode, l’evento astrale che hanno scoperto indica la Palestina come luogo di una felice nascita.
Ma accade l’imprevisto: i figli di Erode sono già grandi, i figli della sua prima moglie li ha fatti sgozzare il crudele re idumeo: nessun allegro vagito s’ode tra le mura dello spietato e abile sovrano. I magi riprendono il cammino, attoniti. Lo stravolgimento del Natale continua: Gesù è riconosciuto da pagani che con tenacia cercano la verità e viene ignorato dal popolo della Promessa, così annota l’ebreo Matteo. Ed è il rischio che anche le nostre comunità cristiane corrono: quello di vedere dei non credenti incontrare Dio, di essere talmente assuefatti alla fede da non avere più il coraggio di cercare.

Curiosi
I Magi sono l’immagine dell’uomo che cerca, che indaga, che si muove e segue la stella. La scienza e la fede non si oppongono, entrambe cercando un senso alla loro ricerca intellettuale, i Magi si trovano di fronte all’assoluto di Dio, tanto più sconcertante quanto inatteso. Non fanno come Erode e i sacerdoti del Tempio che, pur sapendo, restano ai loro posti. Per riconoscere Gesù occorre smuoversi, indagare, seguire, lasciarsi provocare, cercare. Dio si lascia trovare, certo. Ma solo da chi lo desidera, non da chi lo ignora. La fede non è solo “sapere” (i dottori della legge conoscono la profezia di Michea!) ma (s)muoversi. Gerusalemme e Betlemme distano pochi chilometri: dai palazzi del potere religioso e politico nessuno si prende la briga di andare a verificare; una piccola distanza diventa un abisso interiore. I Magi sono l’immagine di tutti quegli uomini che, spinti dal desiderio e dalla sete della verità, hanno finito con l’incontrare un segno della presenza di Dio: una testimonianza, un avvenimento, una parola di un cristiano e, seguendolo, hanno scoperto il volto di Dio. E noi possiamo diventare la stella che conduce a Dio come altri sono stati il segno luminoso che ci ha portato alle soglie del mistero.



Epifania: festa della luce, festa delle stelle
Stelle che camminano

Epifania: festa della luce, festa delle stelle che si mettono a solcare il cielo per andare ad adorare un Bambino. Che non è solo un bimbo, ma è un sole: è quel “sole di giustizia che sorge dall’alto per rischiarare i popoli ancora immersi nelle tenebre e nell’ombra di morte”.
I testi di oggi, sono tutti all’insegna della luce a cominciare dalla prima lettura: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te”. Luce che vince e sconfigge ogni tenebra perché il Signore stesso è quella luce: “Su di te risplende il Signore”. Luce che svela il mistero anche ai Gentili (= i pagani).

Stelle che adorano…
Luce che per i Magi si concretizza nella stella: “Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo”. Luce che porta alla contemplazione, all’adorazione e alla gioia: “Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella essi provarono una grandissima gioia”.
Ecco allora quei Magi, che si erano messi in cammino, videro che anche una stella si era messa in cammino e si misero a seguire quella stella che camminava davanti a loro. Erano partiti da lontano, e arrivarono vicino! Vicino alla salvezza: vicino al Salvatore. E la stella che era partita da molto più lontano ancora, arrivò anche lei vicino e adorò a modo suo il Bambino posandosi sul tetto della capanna, mentre i magi si prosternarono ai Suoi piedi (e poi i magi tornarono indietro per un’altra strada; chissà che via avrà preso la stella…).
Portano doni preziosi, oro incenso e mirra, ma la vera perla preziosa e il mirabile tesoro nascosto, ce l’hanno davanti ai loro occhi, celato in quel piccolo bimbo che sono venuti ad adorare. Chi non si riconosce in questi Magi? La loro storia potrebbe essere quella di ognuno di noi.

Come si chiama la tua stella?
Un bel giorno, partiti da lontano, magari dal pianeta dell’incredulità o dell’indifferenza, siamo arrivati vicino, grazie a una stella che ha illuminato il nostro cammino. Stella che può avere tanti nomi: una chiamata, un avvenimento, un’ispirazione, una lettura, una testimonianza, una persona, un’illuminazione interiore ecc., che ci ha dato l’input a metterci in marcia. E siamo partiti, attraversando mari e monti, i mari della desolazione e i monti della difficoltà, cercando di recuperare la stella ogni volta che scompariva, e vincere il disorientamento che la sua assenza provocava in noi.

Cosa c’è nel tuo scrigno?
E ogni qualvolta la stella riappariva, provavamo una grande gioia e riprendevamo con slancio il cammino intrapreso. Finché un bel giorno siamo giunti davanti al bambino con i nostri scrigni colmi di stanchezza e di povertà. Ma appena li abbiamo aperti, Lui li ha colmati dei suoi doni: la sua vita in noi e la ricchezza del suo amore. E di colpo abbiamo scoperto di avere trovato la perla preziosa, il tesoro nascosto che dà sapore di cenere a tutto il resto. Abbiamo scoperto che è questa la vera stella, il vero punto luce della nostra vita, quello che dà senso al nostro cercare e al nostro andare; quello che non vogliamo mai più smarrire.
Il nostro viaggio sulle strade della vita, ora potrà continuare: sentiamo di essere arrivati là dove si parte per andare sempre oltre. Oltre l’essere e l’avere e oltre anche il volere per poter dire fino in fondo “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.

Wilma Chasseur

Lectio dell’EPIFANIA DEL SIGNORE

EPIFANIA DEL SIGNORE – 6 gennaio – Matteo 2, 1-12 
Dal punto di vista letterario, il capitolo secondo di Matteo 
si presenta ben strutturato, diviso in due blocchi. In primo …
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